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I Lincei ricostruiscono il laboratorio di Raffaello

I Lincei ricostruiscono il laboratorio di Raffaello

A febbraio a Villa Farnesina anche fumetti sul Divin Pittore

ROMA, 22 novembre 2020, 14:37

Redazione ANSA

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Negli esuberanti festoni che incorniciano la grande loggia di Villa Farnesina, all'epoca palcoscenico di gran lusso per le feste e i ricevimenti che il banchiere Chigi suo ricco proprietario organizzava con frequenza per mantenere le sue tante e importanti relazioni, il bravissimo Giovanni Da Udine volle citare anche i frutti e le verdure appena arrivati dalle Americhe, primizie assolute per l'aristocrazia romana, come la zucca gialla, le zucchine, il mais. E proprio l'America in qualche modo ritorna e rende omaggio ai 500 anni dalla morte di Raffaello, autore di tante meraviglie di questa villa, con una storia a fumetti pubblicata da Topolino "Zio Paperone e la pietra dell'oltreblù" che l'Accademia dei Lincei, oggi proprietaria della sontuosa magione di cui è curatrice Virginia Lapenta, metterà in mostra a febbraio, esponendone cartoni e bozzetti. E non solo, perché in quella fantasmagorica residenza vanto del banchiere Agostino Chigi che lì volle sposare la sua bella Francesca Ordeasca, verrà per l'occasione ricostruito quello che deve essere stato all'epoca il laboratorio in situ del divin pittore con alcuni degli oggetti che troviamo nei suoi quadri, i gioielli che faceva indossare alle sue modelle, dalla Fornarina alla stessa bellissima e sfortunata Ordesasca, la sposa che tanto fece scandalo e che morì misteriosamente, giovanissima, poco dopo Raffaello e lo stesso banchiere suo marito.
    Inutile dire che il particolare più interessante di quella bottega ricostruita saranno proprio i colori di Raffaello, i pigmenti che usava, e soprattutto gli elementi recuperati dalla ricetta latina che gli servirono per riprodurre il prezioso blu egizio, il pigmento storico che ricreò apposta per impiegarlo nell'affresco dedicato al Trionfo di Galatea. Una curiosità? Grande amante delle antichità e appassionato studioso, Raffaello in realtà non conosceva il latino. Aveva però brillantemente risolto il problema assumendo un traduttore che era sempre con lui, collaboratore fisso della sua bottega.
   

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