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I Macchiaioli, cento opere dell'Italia che risorge

I Macchiaioli, cento opere dell'Italia che risorge

Mostra a Padova, rapporto tra artisti, mecenati e critici

PADOVA, 24 ottobre 2020, 16:04

Redazione ANSA

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Da oltre un secolo, si sono accesi i riflettori in Italia sui Macchiaioli, quel gruppo di artisti, toscani, ma anche veneti o piemontesi - da Giovanni Fattori a Telemaco Signorini, Federico Zandomeneghi, Silvestro Lega, Vito D'Ancona, Giuseppe Abbati o Vincenzo Cabianca -, che a metà dell'Ottocento aveva eletto a dimora il Caffè Michelangelo, a Firenze.
    Autori di piccoli dipinti su tavola o grandi tele, con lo stile della "macchia" di impronta positivista, di paesaggi maremmani, di ritratti, di popolani o butteri, di scene con soldati a cavallo o battaglie per costruire l'Italia, proposti ora a Padova, a Palazzo Zabarella, fino al 18 aprile, con un taglio critico che offre una visione del movimento e dei suoi protagonisti quasi laterale, ma di certo feconda di risultati.
    Oltre cento le opere in mostra.
    L'esposizione, "I macchiaioli. Capolavori dell'Italia che risorge" - sotto titolo quanto mai importante in epoca di pandemia da Covid-19 -, organizzata dalla Fondazione Bano, curata da Giuseppe Matteucci e Fernando Mazzocca, appare, anche grazie al suo taglio innovativo, come un ideale "secondo capitolo" della ricerca, portata avanti dalla Fondazione guidata da Federico Bano e Mazzocca, centrata sul movimento che in Italia apriva l'arte alla modernità e nel contempo era portatore, con molti dei suoi esponenti, di una azione diretta sul campo, da volontari in battaglie e spedizioni, al volere risorgimentale di dare vita a un'Italia unita e democratica.
   
   

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