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Giulia Mafai, una scultura di Raphael per le bimbe mai tornate

Opera della madre, Le tre sorelle. Dono al Museo Ebraico

Una statua in bronzo del 1936 che rappresenta Le tre sorelle, ovvero Miriam, Simona e Giulia Mafai intente nella lettura, così come le ha raffigurate la madre Antonietta Raphael. Ora la più piccola, Giulia (nata a Roma nel 1930), ha deciso di donarla al Museo ebraico di Roma, e sarà scoperta con una cerimonia domenica 6 settembre in occasione della XXI Giornata Europea della Cultura Ebraica. Ma per lei è ''un verso dedicato a tutte le bambine cancellate dalla tragedia della vita''.
''Siamo noi tre bambine che leggiamo - spiega Giulia all'ANSA -, ovvero è un'immagine familiare banale, ovvia, perché allora vedere delle bambine leggere era banale. Quando ho deciso di donarla al Museo ebraico, però, ho scelto quella perché era la più indicativa. Io Miriam e Simona siamo state molto fortunate, ma quante bambine come noi non ce l'hanno fatta? La senatrice Liliana Segre ha la mia stessa età. Anna Frank aveva un anno meno di Simona. Detesto la retorica e i monumenti, ma mi è sembrato di dedicare una poesia, anzi un verso, a tutte quelle cose che devono essere e non sono state. Quante bambine sono rimaste bloccate nella loro vita? Un verso per quello che poteva avvenire e la tragedia non ha portato a termine. Alle bambine che non sono tornate, e che potevano diventare giornaliste come Miriam, artiste, politiche come Simona, costumiste come me, o anche madri di famiglia, quello che la vita può dare dai 6 agli 8, ai 10 anni''.
Nel bronzo del 1936, già esposto alla Mostra Sindacale del Lazio dello stesso anno, l'artista ritrae infatti le sue tre figlie: Miriam, la più grande, di 10 anni, legge un libro ad alta voce e le sue sorelle Simona, di 8 anni, e Giulia, di 6, la ascoltano attente. "La storia potrebbe finire qui, invece il dramma è alle porte: nel 1938 vengono emanate le leggi razziali e in tutte le case ebraiche viene distrutta ogni certezza, ogni dolcezza, il sogno di un futuro'', dice Giulia.
Del resto lei vede in quell'opera un sentimento rivelato da quelle che chiama ''le antenne''. ''Cerco di spiegarmi - dice ancora - premettendo che mia madre era ebrea: figlia di un rabbino, aveva avuto una grande educazione culturale ebraica.
Nel 1905 la madre scappò dalla Lituania, per sfuggire ad un grosso pogrom, con la morte di 10-20 bambini. Andarono emigranti a Londra e lì vivevano come potevano, la nonna era ricamatrice e lei aveva la passione per la musica e si sacrificarono fino a farle prendere il diploma di pianista alla Royal Academy, di cui andava tanto fiera. Venuta in Italia si è innamorata di mio padre (l'artista Mario Mafai ndr) e dell'Italia, e poi ha deciso di lavorare come artista e dedicarsi alla scultura. Per me sono quelle che io chiamo le antenne, chi è emigrante da migliaia di anni ha le antenne. Per questo nel 1935 fece una scultura bellissima che incantò Ragghianti, alta oltre due metri, La fuga di Sodoma, tema molto legato alla sua sensibilità. La maternità per lei è sempre in pericolo e il bambino sta per morire, scatenando il desiderio di protezione che quasi torni nella pancia. Antenna che senza volere ha messo anche nella statua Le tre sorelle''.
Un ricordo di quando l'ha realizzata? ''Da noi i giocattoli erano pochi - racconta ancora Giulia Mafai -: i libri sono stati le prime cose che abbiamo avuto in mano, mia madre li trovava nelle bancarelle dei libri usati. La mia tv erano due libri, uno La Divina Commedia illustrata dal Doré, altro che romanzo a puntate. L'altro una cosa cavalleresca tipo Ariosto con grandi illustrazioni. Non avevamo tanto per giocare, un libro era un grande momento di fantasia. Noi avevamo l'abitudine il venerdì sera durante la cena in famiglia che ognuno di noi leggeva una poesia, un tema o sceglieva un quadro da raccontare. Miriam, che era un genio, a 10 anni era innamorata di Leopardi, e si facevano discussioni in famiglia perché Libero de Libero gliel'aveva regalato con le iniziali. Detestavo la scuola e la grande minaccia era, ''se ti bocciano, finirà che ti sposerai...', era una minaccia la condanna finale, 'non farai nulla nella vita, ti sposerai...'. Invece feci la costumista e quando al Centro Sperimentale mi presentarono a Blasetti, disse 'è troppo carina per essere intelligente'''.
Domenica 6 settembre alle 13.15 presso la Casina dei Vallati di Roma (Largo 16 ottobre 1943) avrà luogo lo svelamento della scultura "Le tre sorelle", opera in bronzo di Antonietta Raphaël Mafai. L'iniziativa è resa possibile grazie alla collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, presso il cui Museo della Scuola Romana a Villa Torlonia la scultura è stata esposta in forma di comodato d'uso per molti anni. (ANSA).
   

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