(di Cinzia Conti)
Da Pompeo Batoni (talmente
apprezzato da essere chiamato a ritrarre 3 Papi, 22 monarchi e
un numero impressionante aristocratici) a Jean Simeon Chardin
(amatissimo da Vincent Van Gogh che lo riteneva "grande come
Rembrandt"). E poi Maratti, Trevisani, Conca, Giaquinto,
Pannini, Boucher, Cametti, Legros, Bouchardon, Ladatte e
Collino. Ci sono spettacolari dipinti e pale d'altare, sculture,
arazzi, disegni, incisioni, arredi e oggetti preziosi nella
mostra "Sfida al Barocco, Roma Torino Parigi 1680-1750"
allestita dal 13 marzo al 14 giugno a Torino. E precisamente
negli spazi monumentali di una location che è di per sé un inno
all'architettura barocca e tesoro dell'Unesco, ovvero la
Citroniera Juvarriana della Reggia di Venaria.
La mostra, che conta su 200 capolavori provenienti dai più
prestigiosi musei di tutto il mondo, istituzioni pubbliche e
private, enti religiosi e collezioni private conduce i
visitatori in uno straordinario viaggio nell'Europa delle arte
tra fine '600 e metà '700. La sfida si gioca tra la Roma
cosmopolita dei Papi che rinnova il suo ruolo di depositaria
della grandezza dei modelli e la Parigi del re sole Luigi XIV e
di Luigi XV che arriva a designare il primato della scuola
moderna francese, cercando nell'Antico il naturale e scegliendo
nuovi riferimenti per la rappresentazione del quotidiano nei
maestri fiamminghi e olandesi. Tra loro la Torino di Vittorio
Amedeo II e di Carlo Emanuele III, che grazie alla creatività
dell'architetto regio Filippo Juvarra, si conferma come un
laboratorio della città moderna presentando una straordinaria
galleria dei pittori contemporanei delle Scuole d'Italia
allestita nelle chiese e nelle residenze della corte.
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