Ha i pantaloni a quadri e un
naso grande. E' un 'bue' seduto, realizzato con varie tecniche,
tra cui biro e pastelli. Ha naso e orecchie grandi come gli
altri disegni di animali e creature fantastiche che Gillo
Dorfles realizzava per i suoi nipoti, Giorgetta e Piero. Rivela
anche uno spaccato inedito della sua vita privata, con le
immagini improvvisate per gioco, la mostra
artistico-documentaria "Il segno rivelatore di Gillo",
inaugurata ieri alla Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste,
ideata e curata da Marianna Accerboni e promossa
dall'Associazione Culturale Gillo Dorfles di Milano.
In mostra ci sono 90 anni della sua pittura, dai primi lavori
del 1910 a quelli realizzati nel 2000. Varie le opere su carta,
che 'esprimono il segno' e che sono esposte per la prima volta.
Ed è così che a metà degli anni 50 dalla sua fantasia nascono,
per i nipoti, "l'uccello dell'inferno", "la mucca alata con
stivaletti" e anche un occhio speciale "per vedere il futuro".
Esposti anche i bozzetti per stoffe da arredamento,
realizzati tra gli anni '30 e '50, da cui sono stati tratti i
motivi per la collezione di illycaffè, e quelli firmati nel 2009
da cui gli allievi della Scuola per mosaicisti del Friuli di
Spilimbergo hanno ispirato le loro opere.
Accanto ai disegni, anche la parte documentaria: una trentina
di suoi libri nell'edizione originale, la rassegna stampa con i
tributi per i suoi 100 anni e alcune foto che lo ritraggono con
Andrea Bocelli o Renzo Piano. In esposizione anche le lettere
autografe del '46 inviate da Letizia Fonda Savio, figlia di
Svevo, e dalla sorella Dora al direttore de La Lettura in
polemica con un articolo di Gillo; 5 lettere autografe uscite
dai cassetti di casa Dorfles del pittore triestino Arturo Nathan
a Gillo, che lo invitava a una critica "prudente" e ancora
riviste come L'Italia Letteraria del 1930 con i primi articoli
di critica di Gillo.
"E' stata mia l'idea di una prima mostra a Trieste - ha
spiegato la nipote di Dorfles, Giorgetta - l'allestimento ha
un'impostazione privata e per realizzarlo ho tirato fuori i
disegni che mia madre aveva conservato nei decenni. Gillo era un
uomo riservato non espansivo, ma questo era il suo modo per
esprimersi: giocare con l'arte come ha sempre fatto nella vita".
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