Dagli ultimi due bilanci di Cinecittà emergerebbe "un buco di 6,7 milioni di euro, pari a circa un terzo del capitale sociale, destinato alla fine di quest'anno ad allargarsi fino al triplo": a certificarlo - rivela oggi 'Repubblica' - è la società di revisione Price Waterhouse Cooper. I risultati della verifica sono stati comunicati ieri - riferisce il quotidiano - all'assemblea dei soci: il Tesoro, che detiene la totalità delle quote, e il ministero della Cultura che ne esercita i diritti.
Il report di Pwc "ha spinto gli azionisti a tenere aperta l'assemblea in attesa di svolgere ulteriori approfondimenti circa l'esistenza di danni addebitabili a responsabilità degli amministratori". Tre dei quali sono stati rinnovati - la presidente Chiara Sbarigia e due consiglieri, Giuseppe De Mita e Isabella Ciolfi - mentre nel ruolo di Ad Manuela Cacciamani è subentrata a luglio scorso al dimissionario Nicola Maccanico.
Stando al rapporto - spiega sempre 'Repubblica' - sarebbero diversi gli "scostamenti" tra i dati attuali e quelli inseriti nel bilancio '23. "Per esempio, l'area "cinema, documentaristica e commercializzazione library" ha risentito di "una errata quantificazione a budget dei ricavi" tale da produrre minori entrate per 690mila euro. A fronte di maggiori costi (ugualmente non contabilizzati) per 773mila euro. Anche se poi la partita che avrebbe sballato i conti riguarda l'area "teatri": in questo caso, sostiene Pwc, il "decremento del margine previsto" si aggira intorno agli 8 milioni. Dovuti, in particolare, all'accordo quadro con la società di produzione Fremantle per l'utilizzo degli studios fino al 2027". Una commessa che per i revisori "non avrebbe portato quasi nulla nei forzieri di Cinecittà". Inoltre i ricavi industriali, cresciuti dai 39 milioni del '22 ai 47 del '23, quest'anno sarebbero crollati, tra i 15 e i 18 milioni.
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