Caravaggio, Masaccio, Tiziano, Raffaello. E poi Michelangelo, Guido Reni, il Parmigianino, Bellini: una fusione di capolavori, un fiume di tesori dell'arte affluisce a Parigi per un'operazione senza precedenti. È la straordinaria mostra Naples à Paris, che viene inaugurata dai presidenti Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron. I due capi di Stato suggellano ancora una volta - come fecero il 2 maggio 2019 ad Amboise celebrando i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci - la profondità del rapporto culturale, storico e artistico che lega in modo indissolubile e unico l'Italia e la Francia.
"Il Louvre invita il Museo di Capodimonte": nell'annuncio del grande museo parigino c'è tutta l'eccezionalità di un evento che già si annuncia come un trionfo di pubblico fino alla chiusura, fissata per l'8 gennaio 2024: quasi 70 le opere del museo di Napoli prestate a quello di Parigi per l'allestimento di un'esposizione in cui tutto si fonde in maniera naturale, e ogni opera trova il suo posto come se fosse lì da sempre. Lo spiega Sylvain Bellenger, direttore generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte: "Questa è una prima assoluta nella storia delle esposizioni. Il tema della mostra non è un artista, né un movimento, e neppure un paese, ma un museo". Bellenger regala l'immagine di un'esposizione in cui le opere di Parigi e di Napoli "dialogano fra loro, si incontrano e raccontano il Museo, anzi i due musei".
"Con questa esposizione - spiega Sébastien Allard, direttore del dipartimento Pittura del museo del Louvre - c'è un mix fra le due collezioni, con Capodimonte che riempie le mancanze del Louvre. Il risultato ci dà anche la possibilità di uno sguardo critico sulle forze e sulle debolezze del nostro museo". "Questa fusione apre prospettive inattese - gli fa eco Bellenger - anche perché Capodimonte racconta l'arte italiana dal XII secolo in poi, con tutte le scuole che vengono rappresentate in modo magistrale".
La mostra si sviluppa in tre luoghi diversi del Louvre: la Grande Galleria - dove dialogano uno di fronte all'altro, uno accanto all'altro - i più grandi capolavori dei due musei. L'effetto è spettacolare, il contatto fra due delle più importanti collezioni di pitture italiane al mondo fa scoccare subito la scintilla con la Crocifissione di Masaccio, grandissimo artista del Rinascimento fiorentino assente dalle collezioni del Louvre. Con una cascata di sensazioni, di colori, di luci, ecco stagliarsi un altro capolavoro di Capodimonte, La Trasfigurazione, di Giovanni Bellini, senza equivalenti a Parigi. Quindi, 3 fra i dipinti più belli del Parmigianino, fra i quali si staglia il ritratto enigmatico della giovane donna chiamata Altea, che riesce ad ipnotizzare il visitatore che in quel momento si trova a pochi metri dalla sala in cui campeggia l'opera più famosa al mondo, la Gioconda di Leonardo da Vinci. Si snoda così nella Grande Galerie, in un allestimento la cui realizzazione sarà oggetto di un volume di foto dell'americano Robert Polidori in uscita a settembre, la doppia collezione di tesori italiani del Louvre-Capodimonte. Fra capolavori del Barocco Napoletano e del Rinascimento che si inseguono, si misurano e sembrano rincorrersi.
La visita prosegue nella sua seconda sala espositiva, la Chapelle, dove sono raccontate e messe in evidenza le origini e la diversità delle collezioni di Capodimonte, che hanno origine essenzialmente in quelle dei Farnese e dei Borbone. È qui, nella Chapelle, dove le collezioni dei Farnese e dei Borbone rivaleggiano negli oggetti, nelle porcellane, nei paesaggi in cui spicca sempre il Vesuvio che sembrano dialogare con la Piramide del Louvre, che si staglia nella sua trasparenza fuori dalla grande finestra.
Infine, ecco la sala dell'Horloge, dove si ammirano alcuni capolavori del disegno della collezione Farnese: un cartone autografo di Michelangelo, utilizzato per la Crocifissione di San Pietro nella Cappella Sistina, e uno di Raffaello, l'Annunciazione.
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