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Franceschini bacchetta le imprese, una vergogna non investire in cultura

Franceschini bacchetta le imprese, una vergogna non investire in cultura

Bonomi, clima anti-industriale. Abete, niente ricatti

TORINO, 05 luglio 2022, 19:50

di Amalia Angotti

ANSACheck

Franceschini, cultura per la pace, costruiamo ponti non muri - RIPRODUZIONE RISERVATA

Franceschini, cultura per la pace, costruiamo ponti non muri - RIPRODUZIONE RISERVATA
Franceschini, cultura per la pace, costruiamo ponti non muri - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le imprese investono ancora troppo poco, nonostante i forti incentivi fiscali, nel patrimonio culturale del Paese. E' il monito che il ministro Dario Franceschini lancia durante gli Stati Generali della Cultura, organizzati dal Gruppo 24 Ore con la Città di Torino al Museo del Risorgimento. Dura la replica del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. "Le parole di Franceschini sono l'ennesima riprova del sentimento anti-industriale che c'è nel Paese. Posso elencare tante iniziative di imprese private nel settore della cultura. Certe parole non dovrebbero appartenere a un ministro della Repubblica" tuona il leader degli industriali da Milano.
    A suscitare l'ira di Bonomi è l'affermazione di Franceschini in collegamento con Torino. "Vorrei che arrivasse il momento in cui una impresa, soprattutto una grande impresa che esporta nel mondo, si vergognasse se non ha destinato una parte dei propri utili al patrimonio culturale del Paese" ha detto Franceschini intervistato dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini. Il ministro ricorda che con l'art bonus "sono entrati 600 milioni di euro con donazioni piccole e grandi, Sono episodi virtuosi, ma dovrebbero arrivare cifre ben superiori. L'intervento del privati deve essere motivato da una forte vocazione morale e non dall'esigenza di fare profitti. Ricordo quando Della Valle mise 25 milioni per il recupero del Colosseo, e non c'era ancora l'Art Bonus, anziché con un applauso fu accolto con diffidenza".
    Franceschini respinge l'accusa di pensare che il privato debba limitarsi a mettere risorse: "Penso che debbano collaborare alla gestione. Abbiamo insistito molto sullo strumento della Fondazione, è stato utilizzato per un esempio virtuoso come il Museo Egizio che è cresciuto ed è diventato un punto di riferimento nel mondo. Stiamo seguendo questo percorso di integrazione anche nella gestione".
    Le prime reazioni sono state in sala. "Gli imprenditori devono innanzitutto investire nella crescita della propria azienda, perché in questo modo difendono il Paese e difendono le attività economiche, che a loro volta contengono cultura.
    Dopodiché molti imprenditori investono in cultura e siamo contenti che lo facciano" afferma Innocenzo Cipolletta, presidente di Confindustria Cultura Italia "Chi vuol fare donazioni le fa in coscienza e senza essere sollecitato. C'è una legge dello Stato che consente a chi può e pensa che sia una buona utilizzazione di farlo. Non penso che le imprese debbano essere messe sotto schiaffo psicologico perché non lo fanno. Le imprese quelle risorse le investono, creano occupazione, rischiano, a volte perdono" attacca Luigi Abete, presidente dell'associazione Imprese culturali e creative che invita a fare "un bell'elenco dei luoghi abbandonati e chiedere se, in una logica di partenariato pubblico-privato, qualche impresa vuole farsi carico di rilanciare il castello di vattelappesca o l'abbazia di 'pincopallino'".
   

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