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Rapporto Reuters, per il quinto anno ANSA prima per affidabilità

Rapporto Reuters, per il quinto anno ANSA prima per affidabilità

Meno fiducia nelle news, spaventa la guerra. Under 25 su TikTok

ROMA, 15 giugno 2022, 10:00

Titti Santamato

ANSACheck

Rapporto Reuters - RIPRODUZIONE RISERVATA

Rapporto Reuters - RIPRODUZIONE RISERVATA
Rapporto Reuters - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dopo il Covid, che ha fatto impennare il desiderio di informazione certificata, cala l'interesse per le notizie considerate più "difficili" e "traumatiche" come la guerra in Ucraina, l'inflazione e la stessa pandemia. Le persone tendono ad evitare questo tipo di notizie e diminuisce anche la fiducia dei lettori in generale. È il quadro che emerge dal Digital News Report 2022 dell'Istituto Reuters che, per il quinto anno consecutivo, certifica che l'ANSA è prima in Italia per affidabilità tra le testate d'informazione online.


    Secondo l'analisi annuale, l'ANSA guida la classifica conquistando la fiducia del 73%% degli italiani, seguono Il Sole 24 Ore e SkyTg24. ANSA.it si conferma terzo per consultazione tra i siti d'informazione: il 18% degli italiani lo naviga ogni settimana. Primo Fanpage, che fa un balzo (l'anno scorso era quinto), a pari merito con Tgcom24. Seguono SkyTg24, Repubblica, Corriere della Sera e Rainews. I tg Rai sono primi seguiti da Mediaset e Skytg24.
    Il rapporto Reuters indica che in Italia la fruizione di notizie cartacee continua a diminuire, con il 15% (l'anno scorso era il 18%) che dichiara di utilizzare fonti di stampa. Tiene la tv, mentre lo smartphone è il dispositivo più usato per la fruizione delle notizie online. Il 36% degli italiani condivide notizie sui social media e chat (primo Facebook seguito da WhatsApp e YouTube).
    In generale rispetto allo scorso anno e nei 46 Paesi in cui è stato condotto, il rapporto segnala un calo della fiducia delle persone nelle notizie dopo il balzo dovuto alla sete di informazione per il Covid-19: ora é al 42% (nel 2021 era al 44%). La Finlandia è il Paese con i livelli di fiducia complessivi più alti (69%), mentre gli Stati Uniti hanno il punteggio più basso (26%). L'Italia si attesta al 35% a fronte del 40% del 2021 in cui si era registrato un +11%.
    "Si invertono in parte gli aumenti realizzati al culmine della pandemia - spiega Reuters - L'analisi del 2021 conteneva alcuni segnali positivi per l'industria dell'editoria, con maggiori consumi e crescente fiducia. A distanza di un anno, c'è un quadro leggermente meno ottimista".
    Cresce inoltre la percentuale di persone che evitano di proposito le notizie su determinati argomenti come il Covid-19, l'aumento dell'inflazione, la guerra in Ucraina. L'Istituto Reuters dedica in particolare un focus all'informazione legata alla guerra, condotta in cinque Paesi (Polonia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti e Brasile) dal 29 marzo al 7 aprile.
    Emerge che il conflitto è seguito abbastanza da vicino e in molti si rivolgono ai telegiornali per gli aggiornamenti.
    Ma, a causa "forse della natura difficile e a volte traumatica della crisi, c'è una maggiore tendenza nell'evitare le notizie". In particolare, in Germania il 36% rifugge le notizie sulla guerra (+7% rispetto a prima) e l'incremento in due mesi è maggiore di quello registrato nei cinque anni dal 2017 al 2022. "Poiché il conflitto persisterà - spiega l'analisi Reuters - sarà particolarmente importante per le redazioni riorientare gli sforzi sulla spiegazione della sue più ampie implicazioni".
    Più in generale, molti intervistati affermano che "le notizie hanno un effetto negativo sul loro umore", mentre una percentuale significativa di giovani e di persone meno istruite dicono di evitare le notizie perché "difficili da capire".
    Infine, dal Digital News Report 2022 emerge che non decolla il pagamento delle notizie online che resta al 17% come lo scorso anno. E che stanno cambiando radicalmente le abitudini dei giovanissimi nella fruizione delle news: il 40% degli under 25 usa TikTok ogni settimana, con il 15% che afferma di consultarlo per le notizie. Le cifre sono ancora più elevate in alcuni Paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina.
   

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