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Alice Rohrwacher, racconto innocenza dell'infanzia

Alice Rohrwacher, racconto innocenza dell'infanzia

'Le pupille' prodotto da Cuaron. Sul set di 'Chimera'

CANNES, 27 maggio 2022, 20:02

dell'inviata Alessandra Magliaro

ANSACheck

le pupille di Alice Rohrwacher - RIPRODUZIONE RISERVATA

le pupille di Alice Rohrwacher - RIPRODUZIONE RISERVATA
le pupille di Alice Rohrwacher - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' a metà delle riprese del nuovo film, Chimera, una storia ambientata nel mondo dei 'tombaroli' e che parlerà dell'importanza dei beni archeologici e della loro salvaguardia, "perché la memoria del passato aiuta ad avanzare verso il futuro". E sta sviluppando la prima serie tv da lei scritta e diretta, dal titolo Ci sarà una volta. Intanto Alice Rohrwacher è a Cannes con LE PUPILLE, un corto con un padrino d'eccezione, il premio Oscar Alfonso Cuaron, che lo ha prodotto insieme abituale tempesta di Carlo Cresto-Dina con cui ha lavorato per tutti i suoi film ed è stato finanziato da Disney (sarà su Disney+).
    A Cannes ha avuto tante soddisfazioni sin dall'esordio nel 2011 con Corpo Celeste, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs e poi il suo secondo film, Le Meraviglie, vinse il Grand Prix nel 2014, mentre il suo terzo Lazzaro Felice, il premio per la migliore sceneggiatura. Il delegato generale Thierry Fremaux adora il cinema di Alice Rohrwacher e non si è fatto sfuggire la premiere mondiale del corto dedicandole un Rendez Vous oggi pomeriggio. Il suo cinema viene definito 'realismo magico', "per me significa credere che il mondo vero può essere diverso" e anche per questo i suoi film vengono definiti poetici. "La poesia è atto politico perché stimola le immaginazioni. Il cinema ha questo grande potere: indurre a pensare con la propria testa e questo è tanto più importante oggi che siamo invasi di immagini di ogni tipo".
    Regista della nuova generazione del cinema italiano, Alice Rohrwacher ammette di "sentirne la responsabilità". Le Pupille "è un piccolo film sul Natale. Me lo ha chiesto Cuaron e io l'ho pensato come una storia di infanzia. Le pupille sono quelle anatomiche dei nostri occhi ma anche un modo per definire le bambine. Mi piaceva questa idea: tutti all'interno dei nostri occhi abbiamo bambine ribelli. Anche quando il corpo è immobile dentro lo sguardo siamo liberi". Omaggio al cinema di De Sica e Chaplin, il film, che tra gli altri vede la sorella Alba Rohrwacher nei panni di una suora bigotta e rigida, Valeria Bruni Tedeschi in quello dell'innamorata di un conte che non la vuole più, racconta i giorni del Natale, durante la seconda guerra mondiale, di un gruppo di orfanelle ospitate in un povero convento di suore. Dalla radio arrivano le parole 'proibite' di Baciami piccina, che meritano la punizione delle bambine che le hanno cantate allegramente o solo pensate, mentre un quadro vivente con tutte le piccole nei panni di angioletti serve alle suore per raccogliere fondi in cambio di preghiere. Ecco così arrivare una torta strabiliante, una zuppa inglese con ben 70 uova, che Bruni Tedeschi porta chiedendo alle bimbe di pregare perché torni l'amato.
    "L'immagine delle ragazzine immobili con gli occhi che ballavano dentro immaginando quella bontà - ha detto Alice Rohrwacher - è emersa nella mia memoria da una storiella che avevo letto molti anni prima: si trovava in una lettera che la scrittrice Elsa Morante inviò al suo amico Goffredo Fofi per augurargli buon Natale". E' dunque una "storia di infanzia, di innocenza - ha raccontato - innocenza anche nella messa in scena perché per me la semplicità è ancora un valore rispetto alla grande quantità di immagini stupefacenti di effetti speciali che arrivano, abbiamo bisogno secondo me di uno sguardo di meraviglia, puro come quello di queste orfanelle". Nel corso dell'incontro la regista ha raccontato di essere arrivata al cinema senza troppa consapevolezza: "ho scoperto che le mie passioni per la letteratura, la musica, l'arte, convergevano nella scrittura di un film, la regia poi è venuta dopo neanche ci pensavo. Ho avuto la fortuna con mia sorella Alba di avere una educazione cinematografica, amavamo tra i tanti a casa la narrazione epica di Novecento di Bertolucci".

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