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Veltroni, siamo vittime della semplificazione

A Festival 'Il Libro Possibile' che si chiude stasera

Viviamo "uno straordinario tempo di mutamento" ma "siamo vittime di un processo di semplificazione eccessiva, anche politicamente, culturalmente, civilmente, che ha portato a contestare valori come la competenza, l'esperienza, il sapere, nell'idea che in fondo tutti potessimo fare tutto perchè la rete ci spinge in questa direzione". Walter Veltroni, al Festival 'Il Libro Possibile' di Polignano a Mare (Bari), sostenuto da Pirelli, che si conclude l'11 luglio, ci invita a riflettere sul significato della rete ricordando Umberto Eco.
    "Eco, che ha insegnato a tutti noi a guardare la televisione senza demonizzazioni, alla fine della sua vita ci ha ammonito nel non diventare degli zuzzurelloni della rete e nel guardare gli aspetti critici" dice Veltroni che il 10 luglio è stato protagonista con l'amministratore delegato e vicepresidente esecutivo del Gruppo Pirelli, Marco Tronchetti Provera, di uno dei più attesi incontri del Festival dove stasera parlerà del suo libro 'Odiare l'odio' (Rizzoli).
    "Oggi la rete è diventata un territorio di confronto tra gruppi organizzati contrapposti l'uno all'altro, che si scagliano le loro verità intrise di odio e di negazione del diritto dell'altro a dire la sua verità, con un clima che si va diffondendo e sta avvelenando la vita pubblica. Pensate al gesto pollice su e pollice giù. Questo gesto lo avevamo lasciato al Colosseo, ma li lo faceva l'imperatore, magari anche il pubblico ma non contava nulla. L'unico pollice su e giù che contava era quello dell'imperatore perchè quando si semplifica troppo, quando si nega la bellezza del dubbio e dunque della libertà, che ha nel dubbio il suo presidio fondamentale, alla fine si finisce con consegnare a una persona sola il potere di alzare il dito e di abbassarlo. Perchè la dentro c'è l'idea 'io sono portatore della verità' e tu che hai un pensiero diverso dal mio, una religione, una cultura, un comportamento sessuale diverso dal mio, sei un'anomalia da rimuovere" spiega Veltroni. "La realtà è sempre più complessa della semplificazione e solo chi si avventura all'interno di questi labirinti di complessità riesce o cerca almeno di decifrarne la natura anche contraddittoria" dice Veltroni.
    "Paradossalmente - sottolinea - la rete, che doveva consentire di mettere in comunicazione universi diversi, e in parte lo ha fatto, ha finito con creare dei nuovi muri per i quali tutto è semplificato e scagliato dagli uni contro gli altri. E' con questo sguardo che almeno personalmente, osservo questa grande, incredibile, straordinaria, pericolosa rivoluzione che abbiamo difronte".
    Dopo i mesi di lockdown che abbiamo vissuto "bisogna essere razionalmente ottimisti. Mettere nell'ottimismo quella spinta, quell'energia, quella carica di sfruttamento delle opportunità che si aprono e della quale c'è un grandissimo bisogno" sostiene Veltroni.
    L'Italia "ha mostrato una straordinaria capacità di reazione, una maturità, una serietà che adesso richiede che ci sia lo stesso tipo di atteggiamento a tutti i livelli. Perchè c'è assolutamente bisogno di fronteggiare una situazione sociale che mai, come in questo momento, è stata un bivio. Da una parte - spiega Veltroni - ci sono opportunità straordinarie: pioveranno sull'Italia, se saremo bravi, una quantità di risorse tali da poter rifare questo Paese. Ma se si sbaglia, il rischio che quelle risorse vengano sprecate in una forma nuova di assistenzialismo di massa o diventino un carico superiore sul debito pubblico di questo Paese, è molto elevata".
    In questo momento "c'è bisogno del più grande livello di competenze e di coraggio da parte di tutti, maggioranza, opposizione, imprese, lavoro. Bisogna veramente ragionare in termini di Paese. Non abbiamo la possibilità di assistere a scene di divisioni motivate da ragioni di bandiera. Oggi è il momento di sentirsi italiani e di sfruttare questa occasione" dice Veltroni.
    "Per me il Bearzot della vita politica italiana era Carlo Azeglio Ciampi che era uno che guardava solo agli interessi del Paese. Io sono stato al governo con lui, era ministro del tesoro. E se c'è un difetto che noi abbiamo sempre avuto è di credere al primo saltimbanco che passa, che racconta che farà delle cose funamboliche che poi non succedono mai, a credere alle demagogie, alle urla, agli improperi, a seguire chi insulta e invece noi siamo quelli che hanno dimostrato di essere durante il lockdwn e dopo la fine della seconda guerra mondiale. La grande bellezza siamo noi, è questo Paese" dice Veltroni.
    (ANSA).
   

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