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L'appello di Cucinella: " l'Italia creda di più nell'architettura"

Inaugurato il padiglione nazionale, "Bisogna finire le opere incomplete"

 "Per favore, credete di più nell'architettura contemporanea, bisogna avere il coraggio di affrontare il confronto con la storia, dobbiamo crederci". Il fisico imponente e il sorriso mite, Mario Cucinella affronta con piglio l'ufficialità dell'inaugurazione alla Biennale Architettura di Venezia del suo Padiglione Italia, "Un'anno e mezzo di fatica, ma anche un viaggio di scoperta del paese profondo, ho incontrato persone incredibili, conosciuto tante realta', imparato tante cose, è stato un viaggio di speranza".
    Accanto a lui per il taglio del nastro c'è la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, insieme con il dg architettura e arti contemporanee del Mibact Federica Galloni.
    C'è il presidente Baratta, naturalmente, che lo ricopre di elogi, il sindaco di Venezia Brugnaro che si compiace.
    Quando finalmente tocca a lui illustrare il suo lavoro, l'architetto comincia ricordando che la sua  è piu che mai una professione che si fa in squadra, chiama l'applauso per il suo gruppo, per tutti i professionisti che hanno risposto alla sua sfida, "Più di 500 tra i quali ne abbiamo dovuti selezionare solo 67", sottolinea. E le sue parole, anche nell'ufficialità della situazione, finiscono per colorarsi di passione. "Nell'Italia che abbiamo attraversato abbiamo incontrato anche la storia di un mestiere meraviglioso". Da un borgo storico a una piccola cittadina, dalle realtà più conosciute alle campagne sperdute della Barbagia, spiega Cucinella al pubblico di autorità (Ma all'interno del padiglione questo suo viaggio è documentato da un film realizzato insieme con la Rai, dove lo si vede guidare, fermarsi, incontrare gli architetti di provincia, le persone) "abbiamo documentato una realtà italiana molto piccola, che racconta un mestiere che ci siamo un po' dimenticati. Perché quello dell'architetto è un impegno civico,un impegno minuto e quotidiano che permette anche di rilanciare il territorio".
   

Varcando l'imponente portone di bronzo del Padiglione, questo discorso si ritrova immediato. "Abbiamo usato la fotografia come arte  per capire i luoghi",  aveva anticipato Cucinella . E' proprio così: il primo impatto  è con la natura, gli enormi alberi delle foreste casentiniane, gole, rocche, castelli dirupi, borghi. Una natura solo in parte toccata dall'uomo che sovrasta, incombe con la forza delle gigantografie piazzate li' come tanti alberi di una foresta nel nero delle pareti sotto gli alti soffitti di quello che una volta era posto di lavoro, di sapienza manifatturiera e artigianale.

  Il curatore ricorda il titolo del suo progetto, Arcipelago Italia, con le tappe da sud a nord del paese, rievoca luoghi, incontri, emozioni. Come quella provata nella piazza Reale di Noto per la panca in pietra, asciutta, nitida essenziale, "un intervento piccolo, ma anche particolarmente felice, che ha risolto la vita di quella piazza, anche questo per noi è Freespace". Ristrutturazioni o piccole costruzioni sparse su un territorio lontano dalle città, che raccontano colpi di genio di oggi, ma anche progetti storici, come quello visionario di Giancarlo De Carlo che ormai più di trent'anni fa riportò alla vita il borgo arroccato di Colletta, restaurandolo si, e facendone riemergere la bellezza, ma introducendovi anche tutte le più moderne tecnologie in modo da farne un posto in cui ancora oggi si può godere dell'isolamento felice della natura e nello stesso tempo lavorare davvero con internet e tutto quello che serve, un posto "per aquile solitarie", diceva allora il grande architetto milanese. "De Carlo era un anticipatore, non è stato ascoltato sufficientemente", dice oggi Cucinella.

    Genio e poesia fioriscono anche oggi come nel il piccolo progetto di Dorgali, in Sardegna, dove una fermata dell'autobus è diventata una cornice sulla meraviglia del paesaggio, un luogo dove sedersi al riparo - in attesa del bus - e fermare lo sguardo sulla bellezza che è intorno al noi. Una piccola grande cosa, di quelle che un po' cambiano la vita delle comunità. Come è successo anche a Rocca Canterano, nel Lazio con il Belvedere tra le rovine firmato da Amanzio Farris.
    Si cambia sala ed ecco  i cinque progetti concreti, le cinque proposte volute da Cucinella e affidate ad altrettanti professionisti con la supervisione delle università, per affrontare e dare una risposta a questioni rimaste sospese:   Da una casa di cura per i centenari di un paese della Barbagia al teatro di Consagra nel Belice. Illustrate da modellini, foto, disegni, le proposte degli architetti sono tutte li' in bella mostra sui bellissimi tavoli levigati in legno dalle mani di un grande artigiano. Il messaggio lo riassume il curatore, sorridendo gentile alla presidente del Senato in un giorno in cui il governo ancora non c'è: "Bisogna credere nell'architettura, bisogna finire i progetti che non sono terminati, da Gibellina alle foreste Casentine, dobbiamo farcela, finire quello che abbiamo cominciato".

   

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