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Moda: addio a Krizia, la 'pantera' del made in Italy

Dagli esordi alla nuova proprietà cinese con logo della fenice

   Non aveva un carattere facile Mariuccia Mandelli, in arte Krizia, la grande stilista italiana nata a Bergamo, tra i giganti del made in Italy, venuta a mancare improvvisamente la sera del 6 dicembre, a 90 anni, nella sua casa di Milano. Spigolosa ma dolce, elegantemente dura e affettata nei modi, la stilista che ha vestito donne forti come lei (un esempio per tutti: a Lady Diana piaceva molto la sua maglieria) amava infatti la figura della pantera, animale così affine a lei tanto da farne il suo portafortuna e uno dei suoi motivi iconici, sempre presente, stampato o ricamato su maglie e abiti fin dagli anni Sessanta, quando assieme ad un pugno di altri grandi stilisti, pionieri del made in Italy, era partita con la sua moda fatta di lamé plissettato, pantaloni alla cavallerizza, shorts e giacche-kimono con spalloni esagerati, alla conquista del mondo.

   Una fenice, uccello mitologico che risorge dalle proprie ceneri, era invece nelle vetrine del negozio Krizia di Milano da settembre 2014, per indicare il nuovo corso del marchio di moda, acquisito nel febbraio 2014 dalla Shenzen Marisfrolg Fashion di Zhu Chong Yun, ricca imprenditrice cinese e designer di Shenzhen, che in Cina con i suoi brand è un colosso della moda: 2,6 miliardi di renminbi di fatturato e 5.000 dipendenti. Il marchio Krizia negli ultimi anni aveva perso dipendenti e negozi, "doveva tornare agli antichi splendori" aveva detto Zhu.
     Infatti nel primo evento del nuovo corso a Palazzo Litta a Milano, non era stata messa in scena una sfilata, ma erano stati mostrati alcuni capi storici della maison attualizzati. Il debutto vero il primo marzo scorso, nella sede storica di Krizia in via Manin, della prima collezione disegnata da Zhu in persona, trasferitasi nella sua casa di Milano per immergersi negli archivi. La stessa designer aveva spiegato: "Ho trovato un grande tesoro tutto da interpretare".

   Così Zhu aveva rivisitato gli elementi iconici di Krizia: della tigre simbolo del brand aveva ripreso solo l'occhio, trasferendone l'iride in forma di jacquard sui cappotti, mentre di altri animali aveva tenuto solo le zampate, diventate graffi su abiti in jersey strutturato e su gonne in jacquard tono su tono. Il plissé di Krizia veniva appiattito e trasformato in velo alto fino a coprire la bocca, portato su abiti a pannelli con bomber dalle maniche gonfie. Insomma, per lo sbarco in Cina di Krizia, per cui erano state annunciate tante aperture di negozi, non si potevano rinnegare gli stilemi della maison su cui era nato e cresciuto il successo del marchio, ma tutto prendeva una grazia diversa. Krizia, nata a Bergamo nel 1925, fin da giovane aveva amato la moda al di sopra di tutto, a dispetto dei suoi studi in Svizzera e del suo essere stata spinta dalla famiglia a fare la maestra. Lasciata la cattedra, Mariuccia aprì un laboratorio a Milano, dove con l'amica Flora Dolci iniziò a produrre abbigliamento. Nel 1957 Mariuccia realizzò una serie di abiti-frutta al Samia (Salone Mercato Internazionale Abbigliamento) facendosi notare dai compratori americani e da Elsa Robiola, giornalista storica della moda italiana che in un articolo sull'evento segnalava la neonata griffe. Ma il debutto avvenne nel 1964 con una collezione in bianco e nero presentata a Firenze a Palazzo Pitti, con cui ottenne il premio Critica della moda. Mariuccia venne definitivamente sostituita da Krizia, la stilista dall'inossidabile caschetto, il cui nome proveniva dal Dialogo incompiuto di Platone sulla Vanità femminile. Alla fine degli anni '60, Krizia sposò Aldo Pinto e nello stesso periodo diede vita alla linea di maglieria per la quale vennero inaugurati nuovi spazi produttivi a Sesto Ulteriano e a Kriziababy. Nel 1971, quando la moda prevedeva solo lunghezze maxi e midi, Krizia presentò i 'bollenti' hot pants che le valsero a Capri il premio Tiberio d'oro. Gli accostamenti arditi, l'uso di materiali insoliti come gomma, sughero, anguilla, le valsero il soprannome di 'Crazy Krizia' assegnatole dalla stampa americana. Nel 1984 acquistò dalla Montecatini il Palazzetto Melzi D'Eril, in via Manin e nell'85 vi trasferì atelier e showroom. Nel civico 21 della stessa strada nacque lo Spazio Krizia, teatro progettato per ospitare sfilate ed eventi culturali. Nell'88 fu lanciata Krizia Uomo e inaugurato il K Club sull'isola di Barbuda, resort scelto come meta delle vacanze dai reali inglesi. Negli anni Novanta Krizia venne indagata nell'ambito dell'inchiesta su Mani pulite, accusata di aver versato tangenti alla Guardia di finanza. Nel 1998 la Corte d'appello la assolse con formula piena. (ANSA).
   

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