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Festival della filosofia, Bauman: 'Le celebrità ci sono utili'

Festival della filosofia, Bauman: 'Le celebrità ci sono utili'

Il sociologo polacco protagonista della seconda giornata

MODENA, 09 gennaio 2017, 19:08

Paolo Petroni

ANSACheck

Zygmunt Bauman - RIPRODUZIONE RISERVATA

Zygmunt Bauman - RIPRODUZIONE RISERVATA
Zygmunt Bauman - RIPRODUZIONE RISERVATA

Da una parte c'è la gloria, con la sua luce eterna, all'altro estremo la celebrità, contingente e data dalla visibilità, e in mezzo potremmo mettere la serietà della fama, spiega Zygmunt Bauman, con una lezione magistrale al secondo giorno del Festival Filosofia, intitolato proprio alla Gloria, aggiungendo come ''le celebrità oggi ci siano utili, si adattino perfettamente alle esigenze della gente e rispondano a quel bisogno di comunità che è una conseguenza della liquefazione dei legami tra le persone nell'epoca della crisi dell'individuo''.

Per il sociologo polacco, nella società dei consumi il bisogno di intrattenimento viene creato artificiosamente e tenuto in una situazione di parziale insoddisfazione permanente e il culto delle celebrità crea l'aspettativa di soddisfazione di un bisogno comunitario, attraverso appunto il suo consumo: ''ciò consiste nel rendere divertenti i sostituti di comunità proposti, corredando e nobilitando al contempo l'intrattenimento con l'aura di un'esperienza comunitaria''.

Un tempo la gloria era staccata dalla vita quotidiana delle persone, era altro ed eccezione, oggi entra a far parte della nostra vita di tutti i giorni. Intanto le celebrità hanno comportamenti ben diversi dagli eroi di un tempo: fanno sbagli, si drogano, hanno amori sbagliati, esibiscono vestiti e oggetti, rendendosi comprensibili e più vicini alle persone a un processo di identificazione, proponendo un esempio di ciò che sia possibile fare della propria vita. Sono l'appiglio cui cercar di legare in qualche modo un'ancora date le condizioni fluide in cui viviamo. Un tempo la comunità sociale per Bauman era il luogo che dava forza, alimentava atteggiamenti autodifensivi e di controllo, ora la comunità dei social network non garantisce più nulla di tutto ciò e crea legami virtuali, sostitutivi e fragili

''Abbiamo paure delle nostre responsabilità, ci sentiamo penalizzati per ogni errore, viviamo con incertezza ogni scelta. Ed è qui che le celebrità funzionano, come loro seguaci ci sentiamo parte di un gruppo, agiamo assieme a tanti altri, che se son tanti vuol dire che si è nel giusto e quindi si può dimenticare l'idea, la paura dell'errore'' Questo ricordandoci sempre che ''la celebrità, oggi non necessariamente legata a un successo reale (sono persone conosciute perché si riconosce che sono conosciute), è legata alla notorietà, ma senza trascendere la brevità della vita umana, è di consumo immediato, come un caffè solubile''.

E Bauman come gestisce la propria celebrità? ''Il problema è che la gente confonde popolarità con importanza. Io, per esempio, ho qualcuno che mi riconosce per strada e quindi rappresento ormai qualcosa, ma in genere per persone che non sano chi sono e non hanno mai letto un mio libro. E la cosa deve farci riflettere in generale''.

   

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