Gli attivisti che nell'agosto 2017
si scontrarono a Bologna con le forze dell'ordine per lo
sgombero del centro sociale Labas dall'edificio di un'ex caserma
agirono per motivi di particolare valore sociale e morale. Lo ha
stabilito nel procedimento di appello bis la Corte di Bologna
uniformandosi alle indicazioni di una sentenza in tal senso
della Corte di Cassazione dello scorso marzo. I giudici hanno
riconosciuto l'attenuante a tutti gli imputati, otto persone,
riducendo le pene: cinque mesi per due esponenti che avevano a
carico anche ipotesi di lesioni, e quattro mesi agli altri. Le
pene sono sospese.
"Questa pronuncia - commenta Labas sui social - non solo
comporta una rideterminazione delle pene inflitte ma rappresenta
anche un importante riconoscimento del valore politico e sociale
di quell'esperienza, nonché dell'azione di chi con il proprio
corpo l'ha difesa, creando un importante precedente
giurisprudenziale". Soddisfatto il legale difensore, Elia De
Caro, per il riconoscimento - dice all'ANSA - di una "attenuante
per anni abrogata da una giurisprudenza restrittiva che riteneva
che solo valori di altissima adesione collettiva fossero tali da
poterla giustificare".
Gli imputati erano a vario titolo accusati, fra gli altri,
dei reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni
personali. Tra i leader della protesta Gianmarco De Pieri, uno
degli otto imputati, attivista e allora co-presidente della
lista 'Coalizione civica'.
In modo simile, l'attenuante dei motivi di "particolare
valore sociale" è stata concessa ad aprile dal Tribunale di
Bologna a tre eco-attivisti di Ultima generazione che il 2
novembre 2023 bloccarono la tangenziale del capoluogo emiliano
(per chiedere al Governo di stanziare un Fondo di Riparazione
permanente per gli eventi estremi) e che per questo furono
condannati a sei mesi per violenza privata e interruzione di
pubblico servizio.
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