A due giorni dalla sentenza del
Tribunale di Milano con cui il filosofo Leonardo Caffo è stato
condannato a 4 anni di carcere per maltrattamenti aggravati e
lesioni gravi nei confronti della sua ex compagna, la difesa,
con una nota inviata oggi, ha voluto fare una serie di
precisazioni "viste le molteplici inesattezze riportate da varie
testate e organi di stampa in relazione al dispositivo" letto in
aula.
Gli avvocati Romana Perin e Filippo Corbetta con una nota
spiegano che "per quanto riguarda il primo capo di imputazione
(maltrattamenti pluriaggravati), il Tribunale ha escluso la
sussistenza dell'aggravante (...) consistente nell'aver
sottoposto a maltrattamenti persona in stato di gravidanza. Con
riferimento al secondo capo d'accusa (lesioni personali gravi)
ha escluso l'aggravante (...), consistente nell'aver provocato
lesione con danno permanente".
"Con riguardo, infine, alle statuizioni civili, dal
dispositivo non risulta la concessione di alcuna provvisionale.
Delimitata la portata della condanna nei termini di cui sopra,
gli scriventi difensori confermano la propria convinzione che le
prove assunte nel dibattimento di primo grado siano idonee a
mandare assolto il proprio assistito da entrambi i capi di
imputazione e si riservano di presentare appello contro la
sentenza emessa".
Come si legge infatti nel dispositivo, Caffo è stato
dichiarato "responsabile dei reati a lui ascritti" ai due capi
di imputazione. Reati che, escluse le aggravanti citate dai due
legali, sono stati ritenuti "avvinti dal vincolo della
continuazione". Così ai 4 anni di carcere si aggiunge la
condanna in primo grado "al pagamento delle spese processuali",
a quelle sostenute dalle parti offese e al risarcimento
(direttamente esecutivo in caso di giudizio definitivo) "del
danno patrimoniale e non patrimoniale in favore delle costituite
parti civili" per una ammontare complessivo di 45 mila euro.
Il Tribunale ha infine dichiarato "l'imputato interdetto dai
pubblici uffici per cinque anni".
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