Altra sentenza e terzo
patteggiamento sul caso di Artem Uss, l'imprenditore 41enne
figlio dell'ex governatore di una regione siberiana, vicino a
Vladimir Putin, che doveva essere estradato negli Usa e che il
22 marzo dello scorso anno, invece, riuscì a fuggire, mentre era
ai domiciliari col braccialetto elettronico a Basiglio, nel
Milanese, e che ora si troverebbe in Russia.
Oggi, infatti, il gip di Milano Anna Calabi ha ratificato il
patteggiamento a 2 anni e 8 mesi per un altro dei componenti del
"commando" operativo che avrebbe aiutato Uss nella fuga. Si
tratta di Matej Janezic, sloveno, 39 anni, che era stato
arrestato nei mesi scorsi e poi estradato in Italia e portato
nel carcere milanese di Opera. Misura che con la sentenza di
oggi - dopo il patteggiamento concordato tra il pm Giovanni
Tarzia, titolare dell'inchiesta condotta dai carabinieri del
Nucleo investigativo, e i difensori, il professore e avvocato
Roberto Borgogno e la legale Arianna Dutto - è stata sostituita
con lavori di pubblica utilità.
A fine giugno per "procurata evasione aggravata dalla
transnazionalità" avevano patteggiato anche pene fino a 3 anni
Vladimir Jovancic, bosniaco di 51 anni detto "Vlado il vecchio"
e suo figlio Boris, 26 anni, che dopo l'arresto, così come
Janezic, hanno dato un contributo alle indagini coi loro verbali
davanti al pm.
A giugno, sulla base degli interrogatori e degli accertamenti
di inquirenti e investigatori, si è anche arrivati all'arresto
del russo Dmitry Chirakadze, 54 anni, residente in Svizzera,
aristocratico con legami con funzionari e oligarchi di Mosca,
che sarebbe stato il "coordinatore" del piano di
"esfiltrazione".
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