"E' stata la sera della festa che
ho pensato di farlo, non avevo ancora ideato questo piano però,
avevo pensato di usare comunque il coltello perché era l'unica
arma che avevo a disposizione in casa. Se ci avessi pensato di
più non l'avrei mai fatto, perché è una cosa assurda". Sono le
dichiarazioni del 17enne, che ha compiuto la strage di Paderno
Dugnano, nel Milanese, contenute negli atti dell'ordinanza. Ha
spiegato anche che già da "qualche anno" aveva maturato "l'idea
di vivere più a lungo delle persone normali, anche per conoscere
il futuro dell'umanità" e aveva iniziato a "sentirsi un
estraneo".
"E' da quest'estate - ha detto - che sto male, ma già negli
anni scorsi mi sentivo distaccato dagli altri. Forse il debito
in matematica può avere influito. Ogni tanto i miei genitori mi
chiedevano se c'era qualcosa che non andava perché mi vedevano
silenzioso, ma io dicevo che andava tutto bene".
"Percepivo gli altri come meno intelligenti - ha aggiunto il
ragazzo - e spesso non mi trovavo bene in certi ragionamenti o
ritenevo che si occupassero e preoccupassero di cose inutili".
Il nonno materno ha raccontato, come si legge negli atti, che
il ragazzo, dopo il triplice omicidio, gli ha detto che l'aveva
fatto perché voleva "lasciare i beni materiali" e che lui aveva
inteso che voleva "staccarsi dai genitori". Gli aveva chiesto
pure perché se la fosse presa anche col fratello di 12 anni,
fino ad ucciderlo, e il 17enne ha risposto: "non sarei riuscito
ad abbandonarlo".
Dagli atti, infatti, emerge più volte che il ragazzo aveva
individuato anche, a suo dire, come una delle "soluzioni" per
risolvere il suo malessere quella di andarsene di casa, magari
anche in Ucraina, ma che poi non l'aveva ritenuta efficace per
raggiungere il suo "scopo".
Nelle relazioni degli esperti che si sono occupati di lui in
questi giorni con diversi colloqui, inoltre, lo stesso giovane
ha detto che lui pensava spesso "alle guerre e mi commuovevo
pensando a queste situazioni", mentre "questo non lo vedevo in
amici e familiari".
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