Presentandosi semplicemente come
"don Ivan", Maffeis, l'arcivescovo di Perugia ha fatto visita a
casa a Laura Santi, attivista dell'associazione Luca Coscioni,
affetta da una forma progressiva di sclerosi multipla che ha
chiesto di poter completare le procedure per accedere
eventualmente al suicidio assistito. A raccontarlo è lei stessa
alla Nazione. "Buongiorno Ivan, rispondo delimitando subito il
campo. Io sono atea, sbattezzata, membro dirigente
dell'associazione Luca Coscioni e mi piace De André. Comunque va
bene, vediamoci" la sua risposta alla richiesta di farle visita.
Qualche giorno dopo, don Ivan, il prete giornalista-filosofo
che gira in motorino, visita i pazienti dell'hospice di Perugia
- scrive la Nazione - ha bussato alla porta di Laura Santi.
"Abbiamo parlato - ha spiegato - della mia vita, delle mie
sofferenze, delle mie battaglie con l'Aism per l'eutanasia. Ha
soprattutto ascoltato. Non ha fatto riferimenti alla Chiesa, al
Vaticano, a Dio. 'Chi sta fuori da queste sofferenze, mi ha
risposto, deve inchinarsi a voi.
Noi non dobbiamo mettere bocca su cosa fate, come vivete, come
non vivete. Io non posso stare dentro i vostri vestiti o dentro
le vostre scarpe. Io non posso nemmeno immaginare quello che
prova lei'".
Laura Santi ha quindi raccontato al vescovo delle sue
battaglie legali sul fine vita. "Sì, e per lui è un tema molto
problematico" ha spiegato.
Del vescovo, Santi ha detto di avere avuto "l'impressione di
un uomo libero, molto umile e profondo. Non è venuto come uomo
di Chiesa. Non ha cercato di convincermi o di dissuadermi dal
fare qualche cosa. Mi ha abbracciata, mi ha passato la
borraccia, si è seduto e mi ha ascoltata".
Quando e come hai capito che Ivan era l'arcivescovo? "Me lo
ha detto la mia assistente - ha risposto Laura Santi - alla fine
della visita, quando ormai se ne era andato. Che figura! Gli ho
scritto. Penso che lo rivedrò. Abbiamo in sospeso un'altra
chiacchierata...".
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