Una fabbrica illegale per la
detenzione e la lavorazione del tabacco estero di contrabbando e
per la produzione di sigarette con marchi contraffatti è stata
sequestrata nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza a Rodano,
un Comune alle porte di Milano. Nel complesso, alcuni capannoni
attrezzati con macchinari "professionali, di dimensioni
industriali" e una sorta di edificio direzionale adibito ad
alloggio, c'erano 11 persone.
Tutte, eccetto una, reclutate a luglio dalla Bielorussia con
un annuncio online per un lavoro stagionale e poi segregate e
costrette a lavorare in condizioni di sfruttamento, sono state
arrestate e poi rilasciate dal gip Fabrizio Filice: se da un
lato sono responsabili del reato di contrabbando e
contraffazione, dall'altro sono vittime di "una organizzazione
criminale a carattere transnazionale".
Gli arresti, convalidati, così come il sequestro
dell'opificio chiesto dal pm Giovanni Tarzia, risalgono allo
scorso martedì. Nell'area, una volta deposito di fuochi
d'artificio, e ora in un grave stato di "incuria", accanto a
materiale per il packaging e tanto altro, erano stipate numerose
macchine per la lavorazione del tabacco, la fabbricazione di
sigarette, il confezionamento di pacchetti e stecche con marchio
"Marlboro" e "Winston". Pacchetti stoccati con le informazioni e
le avvertenze per la salute in lingua inglese e sprovvisti del
contrassegno dei Monopoli di Stato. La quantità di tabacco
lavorato a cui ora sono stati messi i sigilli, è di 3.510 chili,
mentre le sigarette sono 52 mila suddivise in 104 colli da 50
stecche ciascuno, per un peso di 1.040 chili.
Secondo la ricostruzione i dieci operai bielorussi
(l'undicesimo è di un'altra nazionalità) hanno risposto
all'annuncio per un lavoro stagionale, pagato 2.500/3.000 euro
al mese, quanto un loro stipendio annuale, ma già durante il
viaggio sono stati loro sequestrati i cellulari.
Una volta giunti a Rodano, come hanno raccontato, è stato
ordinato loro di ripristinare l'area che era "abbandonata e
piena di rifiuti edili". In uno dei due capannoni sono poi stati
montati i macchinari industriali per la lavorazione del tabacco
e la produzione di sigarette contraffatte, attività "nella
quale gli indagati (non tutti) sono stati coinvolti
successivamente, man mano che finivano la parte edile". Hanno
inoltre riferito che era stato loro "severamente vietato di
spostarsi liberamente nell'area", tant'è "che era stato
predisposto un circuito di videosorveglianza" e "il cancello di
uscita era comunque chiuso e loro non avevano le chiavi". La
spesa veniva portata da un ragazzo che viveva nei pressi dei
fabbricati, mentre per le emergenze, ma non per chiamare i
parenti, l'organizzazione aveva messo a disposizione per tutti
un solo telefono. Una situazione, come osserva il gip Fabrizio
Filice, che "lambisce il sequestro di persona".
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