Ventinove misure cautelari, tra arresti domiciliari e divieti di dimora, sono state chieste dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per altrettanti poliziotti penitenziari coinvolti nelle violenze ai danni dei detenuti commesse il 6 aprile 2020 nel carcere casertano.
Il Gip le ha però respinte in toto: secondo il giudice, infatti, non sussistono le esigenze cautelari, essendo trascorsi ormai oltre 4 anni dai fatti, per i quali oltre cento imputati sono già a processo.
La Procura però insiste ed ha presentato appello al Tribunale del Riesame di Napoli, che ha fissato per il 26 settembre prossimo la data dell'udienza.
L'iniziativa degli inquirenti dà nuovo impulso alla seconda tranche dell'inchiesta sulle violenze commesse dai poliziotti penitenziari ai danni dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile di quattro anni fa, in pieno lockdown per il Covid. Un secondo filone che coinvolge poliziotti ritratti nei noti video delle violenze con caschi e manganelli, non identificati nella prima fase dell'indagine, che ha già dato luogo a un maxi-processo - con 105 imputati tra agenti, funzionari del Dap e medici dell'Asl - in corso nell'aula bunker annessa proprio al carcere dove si verificarono le violenze.
Sotto processo sono finiti tutti poliziotti in servizio a Santa Maria Capua Vetere durante i fatti, mentre era risultata più difficile l'identificazione dei poliziotti intervenuti da altri istituti campani, facenti parte del Gruppo di Supporto guidato dal comandante Pasquale Colucci (imputato nel processo in corso). I pm Alessandro Milita, Daniela Pannone e Alessandra Pinto, e i carabinieri delegati alle indagini, ne riuscirono a identificare una quarantina ed ora, dopo una proroga di indagini, per 29 agenti (15 in servizio al carcere napoletano di Secondigliano, 13 a Santa Maria Capua Vetere e uno ad Avellino) hanno chiesto le misure cautelari.
Come emerge dall'ordinanza di rigetto firmata dal gip di Santa Maria Capua Vetere, Alessia Stadio, la richiesta dei pm è stata depositata il 28 marzo 2023 "e posta all'attenzione del Gip dal 9 gennaio 2024"; la decisione del gip è poi arrivata nel maggio scorso ed è di questi giorni l'avviso da parte del Tribunale del Riesame dell'udienza di appello.
"Non si tratta di delinquenti - scrive il Gip a proposito degli agenti per i quali i pm hanno chiesto la misura cautelare - ma di appartenenti alle forze dell'ordine, che in un'evenienza tanto brutale quanto eccezionale, hanno commesso e concorso a commettere i drammatici fatti per cui si procede".
"Si tratta di soggetti - spiega - che hanno agito sotto comando, e i cui comandanti sono già stati attinti da presidio cautelare per cui si ritiene improbabile che in assenza di disposizioni sul punto, volte cioè nuovamente a commettere fatti analoghi ai danni di detenuti, possano reiterare le medesime o analoghe condotte. Tra l'altro, a conferma di ciò, negli ultimi quattro anni non sono state mai denunciate condotte analoghe".
"Abbiamo sempre creduto nella giustizia - dicono all'ANSA il presidente dell'Uspp Giuseppe Moretti, e il segretario regionale Ciro Auricchio - tuttavia i provvedimenti chiesti appaiono incomprensibili, considerato che sono passati 4 anni e mezzo dall'evento in questione e la polizia penitenziaria destinataria dei provvedimenti in questo tempo ha lavorato con professionalità e zelo per l'assolvimento dei propri compiti istituzionali".
"Mentre gli agenti penitenziari stanno dando prova di un impegno che va al di là di ogni limite per orario di lavoro e concentrazione per garantire la legalità, dopo quattro anni non si riesce ancora a chiudere la vicenda Santa Maria Capua Vetere che alimenta grandi contraddizioni giudiziarie", il commento di Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato polizia penitenziaria Spp.
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