Il giudice per le indagini preliminari ha autorizzato gli incontri tra il presidente Giovanni e il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Autorizzati anche quelli con i due assessori Giacomo Giampedrone e Marco Scajola.
Il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni ha respinto l'istanza dei parlamentari liguri del Movimento 5 Stelle di incontrare Giovanni Toti, ai domiciliari dal 7 maggio.
Per il gip la richiesta sarebbe "inammissibile" visto che è l'indagato a dover chiedere gli incontri. L'istanza era stata presentata nei giorni scorsi da Luca Pirondini e Roberto Traversi. "Diverse volte Toti ha fatto richiesta, esaudita, di poter ricevere in visita esponenti del centrodestra regionale e nazionale. Nella lettera che ieri ha inviato al suo avvocato, Toti scrive che tornerà a incontrarsi con gli amici del suo movimento politico, gli alleati e tutti coloro che potrà vedere per parlare di futuro; lunedì è probabile che incontri anche Salvini. Bene, vogliamo incontrarlo anche noi" avevano scritto in una nota. "Gradiremmo - dichiarano i parlamentari - anche noi essere autorizzati a recarci a casa sua per poter conferire con lui "su temi di interesse pubblico e attualità politica", come scrive nella sua lettera, ma soprattutto per dirgli una cosa: di dimettersi per salvaguardare il futuro della nostra regione. Al gip del Tribunale di Genova - aggiungono - abbiamo chiesto di poterlo incontrare perché vorremmo anche noi avere il privilegio di conferire con il presidente per rappresentargli la nostra preoccupazione derivante dalla paralisi a cui è costretta la Liguria a causa del suo comportamento".
A poco più di due mesi Paolo Emilio Signorini può lasciare il carcere e andare ai domiciliari. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni che ha accolto la richiesta degli avvocati Enrico e Mario Scopesi, i difensori dell'ex presidente dell'Autorità portuale ed ex ad di Iren.
Era stato il Riesame a sottolineare come il manager pubblico potesse lasciare Marassi dopo avere trovato una casa idonea e una persona in grado di provvedere per lui. Anche i pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde avevano dato parere favorevole. Per l'accusa Signorini avrebbe accettato regali (vacanze pagate in alberghi di lusso a Montecarlo, fiches, borse e gioielli griffati per le fidanzate) dall'imprenditore Aldo Spinelli e dal manager Mauro Vianello in cambio di favori. L'allora presidente dell'Autority avrebbe, insieme al governatore Giovanni Toti (anche lui ai domiciliari dal 7 maggio), accelerato l'iter per il rinnovo della concessione trentennale del Terminal Rinfuse. Spinelli, sempre per la procura, avrebbe foraggiato il Comitato di Toti.
L'ex presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini ha quindi lasciato il carcere di Marassi arrivando scortato da due agenti della polizia penitenziaria nella casa del centro storico di Genova dove starà agli arresti domiciliari. L'abitazione è alle spalle di Palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità portuale di cui era presidente. Qui l'ex ad di Iren e manager pubblico trascorrerà gli arresti domiciliari che il giudice gli ha concesso. Signorini è arrivato verso le 15.30, ad accoglierlo un gruppo di cronisti e videoreporter. Abito scuro, uno zaino nero sulle spalle, in mano aveva un sacco nero con dentro gli effetti personali e nell'altra un trolley con vestiti e le carte della maxi inchiesta che ha terremotato la Regione Liguria.
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