A tre anni e mezzo di distanza dall'uccisione della moglie e dopo la condanna all'ergastolo del nipote per il delitto, il marito della vittima confessa l'omicidio durante il processo di secondo grado. Il colpo di scena nel corso del giudizio in Corte d'Assise d'appello di Ancona per l'omicidio di Rosina Carsetti, 78 anni, strangolata nella villetta di famiglia a Montecassiano, in provincia di Macerata, nel pomeriggio della vigilia di Natale del 2020 in piena emergenza Covid.
A processo ci sono tre persone: il nipote di Rosina, Enea Simonetti, 24 anni, ritenuto l'autore materiale del delitto e condannato all'ergastolo per omicidio premeditato, sua madre Arianna Orazi, 52 anni, assolta in primo grado dall'addebito più grave ma ritenuta dall'accusa coinvolta nella pianificazione dell'omicidio, e il marito della vittima, Enrico Orazi, 82 anni, anche lui scagionato dal delitto ma con sentenza non appellata e ormai passata in giudicato. Una vicenda che ha riservato più di una sorpresa: inizialmente i tre imputati, secondo l'accusa, simularono una rapina con contestuale aggressione e strangolamento della 78enne che qualche giorno prima, invece, si era rivolta ad un centro anti-violenza. La donna lamentava di essere vessata in casa e maltrattata anche per questioni economiche: sarebbe questo, per l'accusa, il movente dell'omicidio.
Un quadro che in aula il marito-imputato ha tentato di ribaltare, sostenendo di essere stato lui "maltrattato" dalla moglie, "usato come un bancomat" e di non essere stato assistito da Rosina quando era malato e ricoverato. "Non la sopportavo - ha detto, leggendo la dichiarazione scritta su un foglio -. Mi ha risposto male, non ci ho visto più, non ricordo esattamente cosa sia accaduto, è successo tutto in fretta". Poi l'82enne ha raccontato di aver preso per il collo Rosina che era caduta a terra esanime e lui pensava che fosse solo svenuta; infine ha riferito del successivo tentativo di inscenare una rapina con la figlia che lo legò in bagno e dette una spallata alla portafinestra per simulare un'effrazione.
La ricostruzione non ha per niente convinto il Procuratore generale della Corte d'Appello di Ancona, Roberto Rossi, che ha chiesto la conferma dell'ergastolo per Enea Simonetti, la condanna per concorso in omicidio premeditato per la figlia della vittima Arianna Orazi; e ha sollecitato il riconoscimento di responsabilità i tre imputati per maltrattamenti in famiglia e simulazione di reato. Considerata la confessione di Orazi per l'omicidio, i legali degli altri imputati hanno chiesto l'assoluzione. La sentenza è prevista per il 10 luglio.
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