Da quasi un mese un detenuto
attende la scarcerazione con controllo col braccialetto
elettronico anti-stalking, ma non può uscire ancora di cella
perché manca il tecnico della compagnia telefonica convenzionata
col Ministero della Giustizia che possa applicargli il
dispositivo. E' un ambulante marocchino di 28 anni, che era
stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e resistenza a
pubblico ufficiale. Resta dunque in carcere a Pistoia, dove si
trova, nonostante il giudice abbia sostituito la misura
cautelare col divieto di avvicinamento alla compagna e alle
figlie e il controllo a distanza.
Il difensore, avvocato Dario Fiorentino, ha diffidato la
società a provvedere all'installazione dell'apparecchio e
procederà contro il Ministero della Giustizia per ottenere il
risarcimento danni per ingiusta detenzione.
Il 28enne lavora nei mercati a Firenze ed era stato
arrestato la sera del 6 marzo in un paese della provincia di
Pistoia dai carabinieri. Ubriaco, al culmine di una lite,
secondo quanto ricostruito, aveva picchiato la compagna davanti
alle due figlie di 7 anni e di 6 mesi. La donna aveva chiamato
il 112Nue. Ci fu un parapiglia, il 28enne marocchino dette delle
spinte ai militari che tentavano di mettere pace tra i due e il
fratello di lei, che era intervenuto a difesa della sorella.
Venne arrestato, poi il giudice ha disposto per lui il
divieto di avvicinamento alla donna e alle figlie, con il
controllo del braccialetto. L'apparecchio è stato subito
disponibile ma non il tecnico a cui toccava installarlo. "E'
increscioso - denuncia l'avvocato Fiorentino - che una volta
fissata la data del 29 marzo per l'applicazione del dispositivo
(tra l'altro dopo 20 giorni di carcere), la società comunichi il
giorno prima di non potervi provvedere per non meglio precisati
"motivi di natura logistica". "I giorni passano - conclude - ma
la compagnia telefonica non ha ancora indicato il giorno in cui
potrà installare il dispositivo".
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