"Per quanto ancora potremo celebrare
la Giornata Mondiale dedicata all'inclusione sociale delle
persone con sindrome di Down, visto che stiamo selettivamente
eliminando queste persone con i test prenatali e l'aborto
eugenetico, impedendo loro di venire alla luce e realizzare la
loro umanità? Sono troppi i Paesi che promuovono l'aborto
selettivo per raggiungere l'osceno obiettivo di diventare
'Down-Free'. In Islanda il 100% delle gravidanze in cui emerge
la Trisomia 21 terminano con la soppressione del figlio. Anche
in Italia questa diagnosi significa troppo spesso un'automatica
condanna a morte per aborto. Questo genocidio deve avere fine".
Lo afferma, in una nota, Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro
Vita & Famiglia onlus, in occasione della Giornata Mondiale
della Sindrome di Down annunciando che a Roma tre grandi
camion-vela mostrano un bimbo con sindrome di Down che si
chiede: "Ma dove sono finiti tutti gli altri?" e il messaggio:
#OgniVitaVale.
"Per una una piena inclusione sociale, progetti di vita
concreti e integrazione scolastica e lavorativa, chiediamo -
aggiunge - a istituzioni, associazioni e alla ricerca
scientifica di promuovere strumenti e informazioni che aiutino
le mamme e i papà a superare le comprensibili paure che porta la
notizia di una gravidanza con Trisomia 21, senza essere indotti
a scartare il loro figlio".
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