Udienze fissate fino a luglio 2025
e un eventuale supplemento di perizia. Sono gli aggiornamenti
emersi nel corso del processo per il crollo del ponte Morandi
(14 agosto 2018, 43 vittime). Il collegio, presieduto dal
giudice Paolo Lepri, ha aggiornato il calendario che a oggi era
fermo a luglio di quest'anno. In questa fase sono quasi finiti i
testimoni delle difese dei 58 imputati e dopo Pasqua inizieranno
a parlare i consulenti e i periti che illustreranno le cause del
crollo. Per la procura e gli esperti, nominati dal gip in fase
di indagini preliminari, a cedere sarebbe stato uno strallo (il
tirante) dopo anni di incuria e mancati interventi nonostante
gli allarmi. Per i tecnici degli imputati ci sarebbero, invece,
due cause differenti: il vizio occulto per un difetto di
costruzione durante i lavori degli anni '60, oppure il crollo
dell'impalcato dovuto al carroponte che avrebbe tranciato i cavi
di sostegno. Gli operai stavano installando il carroponte, che
serviva a ispezionare l'impalcato, proprio nei giorni precedenti
al crollo fino alla sera prima della tragedia. Nelle scorse
settimane alcuni difensori avevano citato come testimone il
titolare della Weiko, la ditta che stava installando la
struttura. L'uomo ha spiegato che gli operai "non avevano
tagliato i cavi del ponte perché prima di fare carotaggi e fori
è stata usata una apparecchiatura che rileva la presenza
dell'acciaio". Le due ipotesi erano già state scartate dai
periti.
Alla luce delle consulenze di parte non è escluso che il
collegio possa chiedere un supplemento di perizia. E questo
spiegherebbe anche il perché di una calendarizzazione così in
avanti. La fase istruttoria dovrebbe finire entro l'estate. In
autunno dovrebbe iniziare la requisitoria della procura, che
durerà settimane, e poi sarà la volta delle arringhe delle parti
civili, infine dei difensori e, ovviamente, ci potrebbero essere
le repliche dei pubblici ministeri. La sentenza dunque potrebbe
arrivare nell'estate del 2025.
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