Responsabilità dei gestori della
discoteca, non della Commissione di pubblico spettacolo che
rilasciò i permessi ad ottobre 2017 perché "la commissione non
aveva modo di rendersi conto a vista delle piccole difformità
che c'erano nell'uscita di sicurezza, nella rampa e nella
scala". Lo ha sostenuto oggi la difesa di tre dei componenti
della Commissione di pubblico spettacolo che rilasciò il
permesso per l'apertura della discoteca Lanterna Azzurra a
Corinaldo (Ancona). Nel locale morirono cinque minorenni e una
mamma nella notte tra il 7 e l'8 dicembre del 2018, schiacciati
dalla calca di una folla in fuga a causa di spray al peperoncino
spruzzato da una gang che rubava collanine d'oro a giovanissimi.
Ad Ancona è alle battute finali il processo bis sulla strage
di Corinaldo, quello in cui vengono contestate carenze di
sicurezza del locale, oltre a irregolarità nella procedura
amministrativa di rilascio della licenza per pubblico
spettacolo. Oggi hanno chiuso l'arringa i difensori di tre
membri della Commissione imputata, l'ex sindaco di Corinaldo
Matteo Principi, il vigile del fuoco Rodolfo Milani e Massimo
Manna, responsabile del Suap (Sportello unico attività
produttive).
"Le balaustre dovevano resistere a un deflusso di 112 persone
ma ne sono uscite più di 800 e c'è stata una pressione di almeno
12 minuti sotto la quale si sono incurvate, non spezzate e alla
fine sfilate dal cemento del muro", ha affermato l'avvocatessa
Marina Magistrelli, che rappresenta i tre con gli avvocati
Monica Clementi e Alessandro Lucchetti. La prossima udienza si
terrà il 5 aprile per repliche e il 19 aprile è prevista la
sentenza.
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