Resta ai domiciliari, con
l'obbligo dell'uso del braccialetto elettronico, Paola Pepe, la
58enne arrestata da carabinieri il 22 febbraio scorso con
l'accusa di circonvenzione di incapaci e di omicidio aggravato
della prozia Maria Basso, di 80 anni. Lo ha deciso il Tribunale
del riesame di Catania che ha rigettato la richiesta del
difensore della donna, l'avvocato Carmelo Peluso, e confermato
l'ordinanza di custodia cautelare.
Secondo l'accusa, basata su indagini dei carabinieri di
Aci Castello, l'indagata avrebbe provocato la morte della donna
per entrare in possesso della sua eredità. Secondo la
ricostruzione della Procura, con l'inchiesta coordinata
dall'aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto Michela Maresca,
l'indagata, alcuni giorni prima del decesso, avrebbe invitato
Maria Basso a pranzo fuori, con l'80enne che avrebbe mangiato
spaghetti e un dolce, nonostante una malattia invalidante
l'obbligava a ingerire soltanto cibo omogenizzato. E questo ne
avrebbe "cagionato la morte per polmonite 'ab ingesti',
ricostruisce la Procura di Catania che le contesta l'omicidio
aggravato al "fine di conseguire il profitto legato alla
circonvenzione di incapaci" della vittima. Paola Pepe, che non
era autosufficiente, è morta, il 16 dicembre 2022, in una casa
di cura di Aci Castello, dove risiedeva da circa 15 giorni e
dove l'aveva portata da Asiago l'indagata.
Una ricostruzione contestata dall'avvocato Peluso spiegando
che tra le due donne c'era affetto e intesa, tanto che Maria
Basso considerava Paola Pepe "una figlia mancata", e che insieme
"hanno fatto viaggi e vacanze". "Se la signora Basso è morta
per l'ingestione di cibo solido - è tornato a sottolineare il
penalista - bisogna tenere presente che non si può uccidere una
persona disfagica facendole mangiare degli spaghetti perché non
li può deglutire. Ha mangiato spaghetti triturati e fatti a
poltiglia così come ha fatto altre decine di volte".
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