Ergastolo confermato anche in
secondo grado dalla Corte d'assise d'appello di Messina. Così
come aveva richiesto l'accusa per il boss palermitano Domenico
Virga, considerato elemento di spicco di Cosa nostra nel
mandamento di San Mauro Castelverde-Gangi, accusato di essere
tra i mandanti dell'omicidio di Francesco Costanza, originario
di Tusa, ucciso il 29 settembre 2001 nella strada tra San
Fratello e Acquedolci, nel Messinese. Costanza sarebbe morto per
aver chiesto la "messa a posto" ad alcune imprese che lavoravano
sui Nebrodi, ma erano già "protette" da Cosa nostra palermitana
e anche per aver trattenuto una parte delle somme estorte. Lo
scrive la Gazzetta del Sud.
Il sostituto procuratore generale Maurizio Salamone aveva
chiesto la conferma integrale della condanna di primo grado e si
era anche opposto alla richiesta di riapertura dell'istruttoria
dibattimentale chiesta dall'avvocato Salvatore Silvestro, uno
dei difensori di Virga, per sentire nuovamente il pentito Nino
Giuffrè "manuzza".
Secondo l'accusa l'omicidio fu deciso nel corso di un
summit mafioso che si svolse in un casolare abbandonato di Tusa.
Francesco Costanza fu ucciso in un terreno di Contrada
Cartolari tra San Fratello e Acquedolci: fu ferito con colpi di
pistola calibro 7.65 e poi finito a colpi di pietra.
Virga ha sempre negato di essere uno dei mandanti
dell'omicidio e di aver commissionato l'esecuzione,
dichiarandosi estraneo alla vicenda.
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