E' cominciato davanti alla Corte
d'Assise di Bologna, presieduta dal giudice Pier Luigi Di Bari,
il processo che vede imputato il medico Giampaolo Amato, 64
anni, accusato di aver ucciso la moglie Isabella Linsalata, tra
il 30 e il 31 ottobre 2021, e anche la suocera, Giulia Tateo,
morta 22 giorni prima della figlia. Le due donne, secondo la
procuratrice aggiunta Morena Plazzi e il pm Domenico Ambrosino,
sarebbero state avvelenate con un mix di psicofarmaci e
anestetico.
Amato, oftalmologo che lavorò sia per la Virtus pallacanestro
che per l'Ausl di Bologna, si è sempre proclamato innocente:
venne arrestato nell'aprile del 2023 e da allora si trova in
carcere. Parti civili nel processo saranno la sorella di
Isabella Linsalata e il fratello di Giulia Tateo, assistiti
rispettivamente dagli avvocati Maurizio Merlini e Francesca
Stortoni. Anche l'Udi (Unione donne italiane) di Bologna ha
chiesto di essere parte civile.
L'Ausl di Bologna, invece, si costituirà parte civile in
relazione all'ipotesi di peculato, altra accusa di cui dovrà
rispondere l'imputato per aver rubato i farmaci (in quanto
medico dell'Ausl in servizio) e di detenzione illecita delle
sostanze stupefacenti o psicotrope utilizzate per commettere i
reati.
Piena la piccola aula dove si tiene l'Assise, ma senza
telecamere visto il divieto imposto dal presidente della Corte.
Rigidi i controlli, sia all'ingresso del Tribunale che
dell'aula, inizialmente transennata: l'unica finestra è stata
coperta con un separè per evitare foto e video. I parenti e gli
amici della vittima e dell'imputato sono quasi tutti in piedi,
schierati su due lati dell'aula. Presenti i fratelli di Amato.
L'imputato, vestito con una tuta, è arrivato utilizzando una
stampella per camminare e si è seduto accanto ai suoi legali. Il
processo, fissato per le 9, è cominciato con oltre un'ora di
ritardo.
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