"Io non l'ho mai aggredita. Ci sono
state due o tre volte in cui mi è capitato di allontanarla
fisicamente perché spesso succedeva che esplodesse o venendomi
contro o schiaffeggiandomi o lanciandomi oggetti, bicchieri. Non
sono contento di queste cose. Mi è capitato di darle una spinta,
ma di usare le mani proprio no". Si è difeso davanti al
Tribunale negando ogni accusa il filosofo Leonardo Caffo, sotto
processo a Milano per maltrattamenti aggravati e lesioni nei
confronti della sua ex compagna.
Il 35enne, interrogato in aula dall'avvocato Filippo
Corbetta, che lo difende assieme alla collega Romana Perin, ha
dato una versione molto diversa degli episodi al centro della
denuncia presentata dalla sua ex e da lei ricordati durante la
deposizione. Episodi riportati anche nella misura cautelare
dell'allontanamento e del divieto di avvicinamento a cui è
sottoposto dall'agosto 2022 e di cui oggi l'interessato ha dato
una lettura differente.
"È stata una relazione piena d'amore ma condita da molti
problemi - ha affermato - La quotidianità era buona ma poi
litigavamo. C'erano discussioni su tutto, insulti reciproci,
screzi di ogni tipo. Ci mandavamo reciprocamente a quel paese ma
la prassi non era la degenerazione".
Insulti "reciproci" anche con espressioni come, ha spiegato
davanti al collegio della quinta sezione penale presieduto da
Alessandra Clemente, "buttati dal balcone" o "ti dovrebbero
ammazzare" oppure "ma che sei pazza?". Frasi che Caffo ha
minimizzato rispetto al significato attribuito dal pm Francesca
Gentilini, dal gip Ileana Ramundo che ha firmato il
provvedimento cautelare.
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