"Da quando mio marito è morto non abbiamo avuto pace e noi vogliamo sapere cosa è successo, vogliamo la verità. Siamo rimasti sconvolti dal sapere che non aveva gli organi interni". Lo afferma Giusi Cundari, la vedova di Alfio Torrisi, il 54enne anni di Giarre deceduto nell'ottobre del 2023 al Rand memorial hospital di Freeport, nelle Bahamas, dove era stato ricoverato dopo un malore sulla nave 'Paradise della Carnival cruises line, dove era al lavoro per conto della Techni teak di Riposto.
La Procura di Catania, su denuncia dei familiari, ha aperto un'inchiesta e disposto un'autopsia che non è stata però possibile eseguire perché il corpo era stato svuotato dagli organi interni e riempito di segatura di legno e giornali. "Il fatto più tragico - sottolina la vedova, che è assistita dagli avvocati Antonio Fiumefreddo e Giuseppe Berretta - è accaduto quando noi abbiamo saputo dal medico legale che non c'erano gli organi interni di mio marito. Questo fatto straziante ci induce ad avere mille pensieri, mille dubbi. Noi vogliamo sapere la verità. Io chiedo allo Stato delle Bahamas gli organi di mio marito, il referto medico e dell'autopsia, perché noi a oggi non sappiamo la verità e vogliamo conoscerla".
"Il consolato italiano - aggiunge Giusi Cundari - ci ha seguito sin dai primi momenti: prima per sapere dove era mio marito e cosa era successo, e dopo quando abbiamo richiesto di fare l'autopsia lì, altrimenti la salma non poteva essere trasferita in Italia. In un primo momento io non ho acconsentito, non volevo che eseguissero nella Bahamas gli esami medico legali, che avrei voluto fare eseguire in Italia, ma ho dovuto cedere perché lo richiedeva la legge ed era l'unico modo per riavere il corpo di mio marito".
Legali: 'Non c'è alcun giallo'
"Non c'è alcun 'giallo'" nella mancata presenza di "organi interni" emersa durante l'autopsia eseguita a Catania su Alfio Torrisi, 54 anni di Giarre, deceduto nell'ottobre del 2023 al Rand memorial hospital di Freeport, nelle Bahamas, dove era stato ricoverato dopo un malore sulla nave 'Paradise della Carnival cruises line, dove era al lavoro per conto della Techni teak di Riposto.
Lo affermano gli avvocati Concetto Ferrarotto ed Emanuela Fragalà che assistono Nirelli Giulio e la società etnea, che è indagato dalla Procura di Catania "mero atto dovuto per garantire la legittimità degli accertamenti di natura medico legale disposti dal Pm".
I due penalisti sottolineano che "è indispensabile chiarire come non sussista alcun "giallo" in relazione alla mancata presenza degli organi all'interno della salma del povero signor Torrisi". "In sede di conferimento dell'incarico peritale - spiegano - il professore Cristoforo Pomara ha chiaramente esplicitato a tutte le parti che tale circostanza era già ordinariamente prevedibile a fronte dell'utilizzo, in occasione dell'autopsia effettuata alle Bahamas, della tecnica autoptica meglio nota come di "Letulle en masse", comportante il prelievo in blocco, cioè in massa, di tutti gli organi".
Nell'ambito dell'inchiesta avviata dalla Procura di Catania dopo la denuncia presentata dagli avvocati Antonio Fiumefreddo e Giuseppe Berretta per conto dei familiari di Torrisi, era stata disposta l'autopsia, ma il medico legale, come evidenziato da una Tac preventiva, ha trovato il corpo privo di organi interni, sostituiti da segatura mista a fogli di giornali americani, per imbalsamarlo. per questo, con rogatoria internazionale, è stata avviata la pratica recuperare i "vetrini" che l'ospedale delle Bahamas dovrebbe aver conservato. Ma la richiesta è ancora in attesa di una risposta. Gli avvocati Ferrarotto e Fragalà sottolineano che "la Techni Teak è impresa affermata nel settore che svolge da anni la propria attività garantendo la più ampia tutela dei propri dipendenti nello svolgimento delle mansioni lavorative" e annunciano che, "pur nel profondo rispetto per il dolore dei familiari del defunto", si riservano "fin d'ora ogni azione a tutela dell'immagine personale e professionale del Nirelli e della sua ditta.
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