"Colpisce che, per intervenire in
materia di sequestro di cellulari e intercettazioni, si dipinga
in modo indiscriminato il pubblico ministero come una figura
oscura, fuori controllo, che si impossessa dei dati e non vigila
sulla loro divulgazione. È una continua opera di
delegittimazione della figura del pm, che si vuole a tutti i
costi rappresentare come estranea alla cultura della
giurisdizione. E l'unico effetto sarà di privarlo delle garanzie
di autonomia e indipendenza previste dalla Costituzione e di
sottoporlo alla influenza del potere politico, a danno dei
cittadini". Così all'ANSA Alessandra Maddalena, vicepresidente
dell'Anm, in merito alle annunciate misure del governo sulla
riforma del sequestro dei cellulari.
È condivisibile - spiega la vicepresidente dell'Anm - la
preoccupazione che dati sensibili e personali ed estranei alle
indagini possano essere divulgati: per questo, da molti anni, la
giurisprudenza ha indicato dei criteri da osservare -
proporzionalità, temporaneità e adeguatezza - per l'acquisizione
a fini investigativi del contenuto di apparecchi cellulari.
Alcuni uffici di procura hanno adottato anche delle linee guida,
proprio per evitare acquisizioni indiscriminate di dati, in modo
da salvaguardare l'onorabilità e la riservatezza dei terzi e
dello stesso indagato. Non discuto l'eventuale scelta del
legislatore di intervenire sulla materia, anche assimilandola a
quella delle intercettazioni".
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