Il punto è il destino politico della consigliera veneta del Pd Anna Maria Bigon. Nei giorni scorsi, mentre il suo gruppo votava sì a una legge regionale per regolare il fine vita, lei si è astenuta, contribuendo in maniera determinante alla bocciatura della norma.
"Se mi butteranno fuori" dal Pd "ne prenderò atto - ha detto la consigliera -. Ma se il Pd mettesse in discussione i miei incarichi sarebbe una sanzione bella e buona. Senza motivo. A meno che non venga messa in discussione la pluralità nel partito. Ma questo significherebbe la fine" dei dem.
Il caso Bigon ha creato tensione tra i democratici. Esponenti delle aree riformista e cattolica hanno preso le difese della consigliera: "Se la puniscono mi autosospendo dal Pd", ha detto il senatore Graziano Delrio, dopo che la segretaria Elly Schlein aveva definito "una ferita" l'astensione di Bigon. La consigliera regionale è stata sollevata dall'incarico di vicesegretaria provinciale di Verona: una decisione autonoma del Pd locale, hanno fatto sapere i livelli regionali e nazionale.
"L'ho saputo con una mail - ha spiegato Bigon -. Con il mio voto sono stata all'interno di quelli che sono i principi del Pd. Non vedo di cosa dovrei pentirmi. Non potevo far altro che esercitare la mia scelta". Il punto è il destino politico dell'esponente veneta perché sul merito non sono venuti a galla scontri: sul fine vita il Pd ha già pronta una proposta di legge firmata dal senatore Alfredo Bazoli che sintetizza la linea del partito. Dal Nazareno, comunque, la questione Bigon appare chiusa anzi mai aperta.
Dopo il faccia a faccia in Parlamento con la premier Giorgia Meloni al question time della Camera, Schlein ha ripreso il tour nei territori: nelle ultime ore è stata a Piombino e a Genova per incontrare i lavoratori e confrontarsi sul tema acciaierie, in visita al carcere della Spezia e a incontrare i lavoratori del settore ospedaliero: "Abbiamo promosso insieme ad Avs, M5s, +Europa e Socialisti alcuni emendamenti sulla sanità - ha ricordato - che purtroppo sono stati bocciati, ma non vuol dire che smetteremo di lottare insieme. L'unità su questa tematica,che è un diritto costituzionale, è fondamentale e noi ci saremo". Il caso Bigon continua comunque a far rumore: in una lettera, nove consiglieri regionali toscani del Pd hanno chiesto alla segretaria "di difendere il diritto alla libertà di coscienza sui temi etici e di garantire il pluralismo culturale come sempre è stato fatto nel Pd fin dalla sua fondazione".
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