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Il teste dell'omicidio don Diana, 'lasciato solo dallo Stato'

Il teste dell'omicidio don Diana, 'lasciato solo dallo Stato'

Augusto Di Meo sentito in Commissione Antimafia

CASERTA, 25 gennaio 2024, 16:18

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Lasciato solo dallo Stato dopo aver denunciato e fatto condannare il killer di don Peppe Diana, costretto ad andarsene da Casal di Principe perché minacciato e ridotto allo stremo perché nessuno entrava nel suo negozio per fare delle foto. E' un duro atto di accusa contro lo Stato quello lanciato in Commissione Antimafia da Augusto Di Meo, testimone oculare dell'omicidio del sacerdote Don Peppe Diana, avvenuto il 19 marzo del 1994 a Casal di Principe (Caserta).
    Di Meo non è mai stato però riconosciuto dalle istituzioni come testimone di giustizia - nel 1994 non c'era la legge, entrata in vigore solo nel 2001 - e non ha avuto alcun sostegno economico: unico riconoscimento quello di ufficiale al merito della Repubblica Italiana conferitogli dal capo dello Stato Mattarella e da qualche mese di consulente dell'Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo.
    "Pensavo - ha detto oggi - che dopo aver denunciato il killer di don Peppe (Giuseppe Quadrano, ndr), lo Stato sarebbe venuto da me, ed invece sono stato abbandonato al mio destino. Dopo il delitto, per paura e perché minacciato, chiusi il laboratorio di fotografia in cui avevo cinque collaboratori e mi trasferii a Spello (Perugia), e da lì tornavo da solo, a mie spese, nel Casertano, per gli atti di indagine, come il riconoscimento dell'assassino, e per il processo al killer di don Peppe. Quando mi recavo al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, mi definivano 'spione', 'infame'. Vivevo nel terrore, mi sentivo solo, e nessuno mi ha mai dato consigli su come muovermi per aver qualche beneficio, così mi sono affidato ad un legale, Gianni Zara".
   

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