Nella vicenda di Giovanna Pedretti,
la ristoratrice trovata a morta a Sant'Angelo Lodigiano, "c'è il
giudizio sommario, senza appello, senza misericordia, di chi
parla senza sapere, senza conoscere". Don Enzo Raimondi si è
espresso così oggi ai funerali della donna: "Il rincorrersi,
senza alcun filtro, dei sospetti, pesanti come macigni.
Costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al
punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il
teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che anche dove
c'è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un
tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra".
"Da una parte - ha proseguito don Enzo Raimondi - c'è una
comunità provata, come la nostra, desiderosa solo di essere
vicina alla famiglia e di regalare l'ultimo saluto a Giovanna,
per restituirle quello che le è stato tolto. Dall'altra il
chiedersi come fare per evitare tragedie simili. Come impedire
ai leoni da tastiera di riversare impunemente il loro odio,
dimenticando il potere distruttivo che possono avere anche
semplici parole, che è il significato della massima 'Ne uccide
più la lingua che la spada'".
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