Cuore e fegato sono arrivati alle Molinette per due trapianti solo grazie alle procedure straordinarie messe in atto tutte insieme per la prima volta in Italia tra l'ospedale della Città della salute di Torino e quello di Cuneo, dov'è avvenuto il prelievo. Sarebbe stato infatti un caso ordinario di trapianto multiorgano, oppure uno di quelli con l'avanzata tecnica col solo cuore trasportato battente, se non ci fosse stata la concomitanza di alcune circostanze particolari. È quindi servito tenere sia cuore che fegato funzionanti fuori dal corpo nel trasporto. Consueta invece la routine per i due reni, trapiantati sempre a Torino, ad altri due malati. Quattro dunque in tutto i riceventi.
Il decesso del donatore era avvenuto a Cuneo e per criteri cardiocircolatori. Il cuore quindi si era fermato e il potenziale ricevente era a un centinaio di chilometri di distanza da Torino, troppi per rischiare di fermarlo nuovamente nel ghiaccio dopo il controllo della funzionalità sul posto, come si fa invece quando donatore e ricevente sono nella stessa struttura o la causa della morte è stata altra, come quella cerebrale. Il cuore del resto è l'organo che più risente della cosiddetta ischemia, ovvero dell'assenza di sangue. È nata così la necessità di usare un apparecchio sofisticato per il trasporto, l'Ocs (Orgaan Care System), un sistema portatile di perfusione ex-vivo a temperatura fisiologica. Appare come una scatola trasparente e permette di tenervi dentro il cuore irrorato dal suo sangue e battente, una volta rivitalizzato dopo il decesso. La procedura però è servita doppia, cioè contemporaneamente anche per il fegato. A questo hanno lavorato l'équipe delle Molinette, formata da Marinella Zanierato e da Raffaele Potenza, con l'équipe rianimatoria di Cuneo, composta dal Federica Lombardo e da Domenico Vitale, guidati da Giuseppe Coletta. "Durante il trasporto a Torino - ha spiegato Zanierato - ci siamo divisi in due mezzi diversi e abbiamo continuamente valutato cuore e fegato, per garantire ai riceventi la funzionalità all'arrivo. Si fa in ospedale quando il cuore è sul posto, ma effettuato in viaggio apre nuove possibilità. Era accaduto in autunno con Caen, in Normandia, per prendere solo un cuore".
Medici di Torino e di Cuneo stavolta hanno lavorato per rivitalizzare il cuore, per preparare il fegato e i reni, poi a Torino per i trapianti. Si è trattato in pratica di attivare procedure complesse in un ospedale non sede di trapianti, sotto l'organizzazione del Centro regionale trapianti del Piemonte (diretto da Federico Genzano Besso) e del Centro regionale prelievo (coordinato da Anna Guermani), con decine tra medici, infermieri, coordinatori, tecnici e autisti, sia delle Molinette, in parte corsi a Cuneo, sia di personale dell'ospedale di Cuneo stessa.
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