"La magnitudo del terremoto in Giappone è stata molto elevata e la zona molto vasta ma anche l'organizzazione di quel territorio è alta: si tratta di una popolazione che vive costantemente con la consapevolezza del rischio maremoti. E non è un problema così distante da noi come sembra, perché anche l'Italia è esposta a questo tipo di rischi e su questo il nostro Paese è molto indietro".
A parlare è Piero Moscardini, disaster manager, ex vigile del fuoco ed ex componente della Protezione civile, che in passato ha partecipato a 16 missioni all'estero per fronteggiare terremoti, alluvioni e tsunami, tra cui quello che avvenne tra le Maldive e lo Sri Lanka nel 2004.
"In Giappone ci sono danni ma riusciranno a reggere l'impatto più che altrove: se ci sono case di cemento armato costruite con criteri logici l'effetto devastante si limita. L'allarme è stato tempestivo e seguendolo ci si salva entro tanti metri. Se c'è tempestività e ci sono case costruite bene si limitano i danni perché è come avere una barriera naturale. Poi il fatto di aver testato i sistemi di allerta abbassa il livello di rischio e di perdite umane. Lo tsunami che ci fu in Sri Lanka, invece, è stato tutt'altro", spiega Moscardini.
E avverte: "Non voglio fare terrorismo, ma dobbiamo accettare l'idea che nemmeno noi siamo esclusi da un rischio tsunami. Storicamente non ci abbiamo mai pensato, ma per fortuna da poco il dipartimento della Protezione civile ha realizzato una pianificazione integrata sul rischio maremoto-tsunami. Se ad esempio arriva un allarme attraverso il cellulare, bisogna solo far sapere ai cittadini qual è l'area di attesa sicura. Questo va fatto in sintonia tra Comuni e Regioni, ma sono ancora pochi in Italia i territori che hanno un piano sicuro per portare in salvo la popolazione".
Moscardini, oggi tutor del Centro studi di pianificazione del rischio 'Edimas', solo un mese fa ha condotto a Soverato, in Calabria, un'esercitazione sul rischio tsunami e maremoto, con la partecipazione di 2.800 abitanti: "È stata una delle prime in Italia e per la prima volta ha coinvolto enti territoriali, cittadini e forze dell'ordine. Abbiamo verificato cosa bisogna fare e cosa modificare rispetto a ciò che può avvenire sempre. I residenti della zona sono stati allontanati dalla costa attraverso percorsi segnalati per raggiungere le zone più alte della città. A dare il via all'esercitazione sarà il suono delle sirene e delle campane che, udito dai cittadini, si sono recati nelle aree di attesa più vicine alle loro abitazioni. È stato anche calcolato il tempo massimo di percorrenza senza correre".
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