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La parola della settimana: artificiale (di Massimo Sebastiani)

La parola della settimana: artificiale (di Massimo Sebastiani)

Di Massimo Sebastiani

03 giugno 2023, 09:21

Redazione ANSA

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PAROLA DELLA SETTIMANA - RIPRODUZIONE RISERVATA

PAROLA DELLA SETTIMANA - RIPRODUZIONE RISERVATA
PAROLA DELLA SETTIMANA - RIPRODUZIONE RISERVATA

"I paradisi artificiali" è il titolo di un saggio di Charles Baudelaire sulle droghe, in cui il poeta francese descrive le sensazioni provate dopo l’assunzione di vino, hashish e oppio. La cosa interessante è che in uno dei passaggi del testo Baudelaire sembra sostanzialmente negare l’assunto stesso del libro contenuto nel titolo.

Non c’è un paradiso e soprattutto non c’è alcuna artificialità nel senso che quello che sentiamo, vediamo, immaginiamo dopo aver assunto certe droghe o bevuto del vino non è altro che quello che noi siamo già, solo un po’ moltiplicato, se così si può dire. In sostanza, una specie di negazione dell’idea stessa di artificialità, vista piuttosto come un prolungamento della umanità e quindi della naturalità. Eppure naturale, nella maggior parte dei dizionari, è concepito proprio come opposto, come contrario ad ‘artificiale’ insieme a termini come ‘vero’ ‘autentico’ ‘genuino‘ ‘schietto’. La storia del pensiero ha però da sempre usato un’altra contrapposizione per naturale ed è ‘culturale’. D’altra parte cosa è la cultura se non un artificio, cioè una costruzione (tecnica, creativa, intellettuale) dell’uomo stesso?

Come è facile vedere, le cose si ingarbugliano subito. O meglio: è immediatamente chiaro che un significato che ci sembrava evidente, anche in virtù dell’uso e dell’abuso della parola, visto da vicino denuncia subito ambiguità, rimandi e vicinanze con concetti che avremmo detto lontani.

Artificiale deriva dal latino artificium e significa dunque ‘fatto con arte’. Una esplorazione, semantica e storica, della parola arte ci porterebbe molto lontano, ma è sufficiente fare riferimento a due questioni. La parola latina ars, che come spiega Nicola Gardini nel suo ‘Le 10 parole latine che raccontano il nostro mondo’ è un ‘monosillabo tra i più fortunati’, ha un’etimologia incerta (per qualcuno è una corruzione del greco aretè, cioè virtù o meglio ancora capacità) ma vuole essere sostanzialmente la traduzione di un’altra parola greca, tèkne che significa un insieme di conoscenze astratte capaci di trasformarsi in applicazioni concrete. Quindi, sottolinea Gardini, non si riferisce ad un ambito particolare e non riguarda solo la sfera delle cosiddette ‘belle arti’, espressione nata in Francia nel XVI secolo. Molti secoli dopo la nascita della parola ars, e circa 600 anni dopo l’ingresso del termine ‘artificiale’ nella lingua italiana, il poeta inglese Samuel Taylor Coleridge definì la pittura, une delle grandi espressioni dell’arte, come ‘qualcosa di intermedio tra un pensiero e un oggetto’. Cioè qualcosa che sta a metà tra materia e spirito, tanto per usare una coppia di opposti che abbiamo già avuto modo di incontrare in questo viaggio tra le parole. E d’altra parte Ernst Gombrich, forse il più celebre storico dell’arte del secolo scorso, scomparso all’alba del XXI secolo, dà inizio al suo libro certamente più popolare, ‘La storia dell’arte’ (oltre 1000 pagine per realizzare una guida ad una materia sterminata) con la frase: ‘Non esiste in realtà una cosa chiamata arte’. Gombrich si riferisce all’arte ‘con la A maiuscola’, una cosa che prima del Rinascimento non esisteva semplicemente perché non veniva neanche pensata, proprio in ragione dell’arte intesa come tèkne.

L’elenco della parola a cui siamo soliti associare l’aggettivo artificiale è praticamente sterminato e l’intelligenza è solo l’ultima di queste: luce artificiale, pioggia artificiale, pianta artificiale, fuoco artificiale e perfino bellezza artificiale. Ma in e dietro tutti questi artifici, per la ragione che abbiamo capito parlando della sua etimologia, fa capolino l’uomo e quindi la natura che avevamo concepito come il contrario dell’artificiale. E quindi perché l’artificiale ci fa così paura? Converrà riparlarne ascoltando nell’attesa un po’ di musica realizzata con l’intelligenza artificiale.

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