(ANSA) - MILANO, 05 MAG - Non è stata "occultata la
comunicazione" del passaggio da fornitura a donazione "ma era
perfettamente evidente" e manca qualsiasi prova sull'accusa di
frode in pubbliche forniture. Lo ha spiegato l'avvocato Pietro
Gabriele Roveda, uno dei legali del vicesegretario generale di
Regione Lombardia, Pier Attilio Superti, uno dei cinque
indagati, assieme al governatore Attilio Fontana, per il
cosiddetto caso camici, tutti già prosciolti in udienza
preliminare un anno fa, il 13 maggio del 2022.
La Procura milanese ha fatto ricorso e il sostituto pg
Massimo Gaballo nella scorsa udienza ha ribadito, davanti alla
seconda sezione d'appello (presidente del collegio Enrico
Manzi), la richiesta di rinvio a giudizio in quanto "l'atto
d'appello della procura è condivisibile" e, nell'ottica della
legge Cartabia, "trattandosi di un processo in gran parte
documentale, c'è una ragionevole previsione di condanna". La
decisione arriverà tra poco più di due mesi.
Oggi il primo intervento delle difese, con l'avvocato Roveda
che ha chiesto di "respingere l'appello dei pm e confermare la
sentenza". Il gup Chiara Valori aveva emesso sentenza di "non
luogo a procedere perché il fatto non sussiste" per il
governatore, il cognato Andrea Dini, titolare di Dama spa, per
Filippo Bongiovanni e Carmen Schweigl, ex dg e dirigente di
Aria, centrale acquisti regionale, e per Superti. Per i pm si
sarebbe preferito "anteporre la salvaguardia dell'immagine
politica" di Fontana, che ha sempre respinto le accuse, rispetto
alla necessità di completare la procedura che avrebbe garantito
agli operatori sanitari 75 mila camici e altri dispositivi di
protezione.
Per il giudice la "trasformazione" da fornitura a donazione
"si è realizzata con una novazione contrattuale che è stata
operata in chiaro, portata a conoscenza delle parti, non
simulata ma espressamente dichiarata" e non ci fu alcun
"inganno". Le altre difese parleranno il 19 giugno e il 10
luglio arriverà la decisione della Corte. (ANSA).