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Il naufragio dei bambini, 33 i corpi recuperati a Cutro

79 i morti, 24 sotto i 12 anni. Venerdì l'incidente probatorio

Col passare dei giorni e con il mare che continua a restituire poveri resti, il naufragio del 26 febbraio a Steccato di Cutro assume sempre di più la connotazione di una strage di bambini. Negli ultimi due giorni ne sono stati recuperati quattro. E tutti e quattro avevano un'età indicativa al di sotto dei 12 anni. Le vittime in quella fascia di età sono 24, sui 33 minorenni morti. Un drammatico aggiornamento nella conta di chi non ce l'ha fatta che porta il totale delle vittime a 79. E, purtroppo, non è finita. Perché secondo le stime fatte sulla base del numero delle persone a bordo indicate dai superstiti - circa 180 - dovrebbero mancare all'appello almeno un'altra ventina di persone. E non è da escludere che tra loro vi siano altre bambini. Una strage di minori che forse si può spiegare con il fatto che la rotta turca, da anni ormai, si caratterizza per essere una di quelle più battute dalle famiglie. I migranti provenienti da paesi come Afghanistan, Iran e Iraq, infatti, spesso si muovono in gruppi familiari, con una forte presenza di minori. Stamani il mare ha restituito tre corpi. Quello di un uomo è stato trovato sulla spiaggia a Praialonga, ad una decina di chilometri dal luogo della tragedia, dove la costa si spinge verso il mare creando un'insenatura. In mare, invece, una motovedetta, ha individuato e recuperato i corpicini di due bambini. Difficile anche per i soccorritori stimare un'età viste le condizioni dei corpi dopo 15 giorni in mare. Adesso le salme sono state portate al Palamilone, dove è stata allestita la camera ardente di tutte le vittime e dove la polizia scientifica proverà a dare un nome ai poveri resti. L'obiettivo dei tecnici è ottenere il riconoscimento di tutti i morti per dare ai familiari almeno la possibilità di piangere su una tomba. Così come, con l'intento di recuperare tutti i corpi, le ricerche sono state estese su un tratto di costa di 13 chilometri, sulla base delle correnti e dei luoghi di ritrovamento delle vittime. I parenti dei dispersi, intanto, fanno la spola tra il Palamilone e la spiaggia di Steccato di Cutro. Un triste pellegrinaggio nella speranza di sapere che i loro cari sono stati almeno ritrovati. Un'attesa straziante e carica di un dolore indescrivibile che i volontari delle organizzazioni umanitarie e delle associazioni del terzo settore di Crotone stanno cercando come possono di lenire offrendo loro un supporto psicologico. Intanto, sul fronte giudiziario, venerdì ci sarà un primo passaggio formale dell'inchiesta a carico dei presunti scafisti mentre, sull'altro fronte, proseguono le indagini su eventuali lacune nella catena dei soccorsi. Davanti al Gip del Tribunale per i minorenni di Catanzaro, è fissato l'incidente probatorio nell'inchiesta a carico del 17enne pakistano ritenuto uno degli scafisti. Un'udienza nella quale saranno sentiti tutti i superstiti per cristallizzare le loro testimonianze in vista di un processo al quale, fisicamente, potrebbero non essere presenti una volta lasciata l'Italia. Analoga iniziativa è stata presa dalla Procura di Crotone che procede contro i tre presunti scafisti maggiorenni. E non è da escludere che i verbali di Catanzaro possano poi essere trasmessi a Crotone per evitare ai naufraghi il supplizio di rivivere per due volte in aula la tragedia vissuta. L'incidente probatorio servirà, dunque, a stabilire cosa è successo nel corso del viaggio e, soprattutto nelle fasi finali. I migranti avranno così la possibilità di confermare alcuni particolari già descritti all'indomani del naufragio agli investigatori e già finiti nel decreto di fermo emesso il 28 febbraio. Particolari - come la circostanza della presenza a bordo di un disturbatore di frequenze per impedire ai migranti di poter telefonare e chiedere aiuto, o al cambio di rotta improvviso pochi istanti prima dell'impatto con la secca - che potrebbero aggravare la posizione degli indagati.

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