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"Se mio figlio sta male ti uccido", infermiera aggredita

"Se mio figlio sta male ti uccido", infermiera aggredita

Minacciata con un estintore e una bombola d'ossigeno. I genitori erano in disaccordo su un farmaco

NAPOLI, 15 novembre 2022, 16:54

Redazione ANSA

ANSACheck

L 'ospedale Santobono di Napoli - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'ospedale Santobono di Napoli - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'ospedale Santobono di Napoli - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Lo giuro sui miei figli, ti uccido. Se mio figlio si sente male, ti uccido". Voci concitate, tensioni, grida disumane. In un posto, come un ospedale pediatrico, che dovrebbe essere un luogo protetto. E invece, le minacce, accompagnate da un'aggressione e riprese anche in un filmato rimbalzato sui social, sono risuonate nel Santobono di Napoli, eccellenza ospedaliera per la cura dei bambini.

Qui i genitori di un piccolo paziente hanno minacciato e aggredito con un estintore ed una bombola di ossigeno un'infermiera perchè - secondo quanto riferito dall'associazione 'Nessuno tocchi Ippocrate', gruppo Fb che da tempo denuncia le violenze ai danni degli operatori sanitari - non erano d'accordo sulla somministrazione di un farmaco.

La vittima ha scritto un messaggio al consigliere regionale della Campania di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli, che l'ha divulgato. Si è trattato, è il racconto dell'infermiera, "di un episodio spiacevole, un atto di violenza che ha interrotto il servizio del pronto soccorso del Santobono per più di 2 ore, mettendo a rischio la salute mia e soprattutto quella dei piccoli pazienti che non hanno potuto ricevere degna assistenza in quei momenti. Io, infermiera di pronto soccorso pediatrico, ho dovuto abbandonare il posto di lavoro durante il turno notturno. Mi è stato impedito di svolgere il mio lavoro, sono stata nascosta dalle mie colleghe in uno stanzino, rinchiusa a chiave per difendermi. Sono stata bersaglio di gente che nemmeno voglio classificare".

Momenti di tensione e paura, minacce andate avanti nonostante l'intervento di polizia e vigilantes, durante i quali lei ha avuto la forza, spiega, "di tranquillizzare una mamma giunta in ospedale con una neonata che respirava male. Le stavo spiegando che sua figlia sarebbe stata la prossima bambina ad essere visitata visto la difficoltà respiratoria. Sentendo inveire contro di me, aveva paura che quella gente si arrabbiasse con lei per la precedenza acquisita". Un'esperienza terribile: "sono stata oggetto di minacce e violenza per più di 2 ore (mi è stata quasi lanciata una bombola di ossigeno ed un estintore) per aver somministrato, chiedendo al genitore presente, del Nurofen a un ragazzo di 12 anni con un dolore toracico, dolore valutato ben 2 volte secondo i protocolli in uso. Ma la madre non presente alla valutazione non era d'accordo sulla somministrazione del farmaco visto che il paziente era a suo dire asmatico ma non ho avuto modo di farle capire che le due cose non sarebbero mai state correlate. Sono stanca di svolgere il mio lavoro così, non ho più voglia di combattere la violenza e la mancanza di rispetto per noi operatori sanitari. Non so se mai ci potrà essere soluzione...".

"Ringrazio le mie colleghe che hanno fatto di tutto per tutelarmi e i poliziotti che hanno provato a sedare la rissa. Ci mettiamo il cuore ... inutilmente", è la conclusione sconsolata. Ordine delle professioni infermieristiche ed Ordine dei Medici definiscono intollerabile quanto accaduto.

All'associazione 'Nessuno Tocchi Ippocrate' sono arrivate le segnalazioni di piccoli pazienti spaventati dalle urla durante quei concitati momenti. "Ormai - ha commentato Borrelli - la situazione è fuori controllo e non si può più tollerare che certi soggetti portino terrore e violenza negli ospedali tra i presenti ed impedendo al personale medico di svolgere le proprie mansioni. Servono presidi militari nei pronto soccorso e pene severe per violenti". La Polizia ha denunciato i due coniugi, un 41enne ed una 43enne, per interruzione di pubblico servizio.
 

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