"Dobbiamo fare tutto quello che è
nelle nostre possibilità per invertire la rotta, altrimenti le
conseguenze possono essere davvero catastrofiche". A dirlo è il
presidente generale del Cai Antonio Montani, a margine
dell'evento 'Climbing For Climate', promosso dalla rete delle
università per lo Sviluppo sostenibile e dal Cai e che
quest'anno è stato ospitato in Valle d'Aosta.
"Sono stati due giorni di confronto con i ricercatori e gli
scienziati, che ancora una volta ci hanno sottolineato che la
situazione è drammatica, e non uso un termine a caso", prosegue
Montani. I partecipanti a 'Climbing For Climate' sono saliti sui
ghiacciai della "vetta d'Europa" per lanciare un appello per il
potenziamento del contrasto alla crisi climatica, alla crisi
ecologica e alla perdita di biodiversità, con particolare
riferimento agli ambienti alpini.
Nella due giorni conclusasi oggi il mondo accademico e il
Cai hanno partecipato a un'escursione verso il lago del Miage, a
2.040 metri di quota per poi pernottare al rifugio Torino. Oggi
hanno osservato in cordata il Ghiacciaio del Gigante sul Col des
Flambeaux.
"Questa mattina alle 5 fuori dal rifugio, a 3.600 metri di
quota pioveva - spiega Montani -, le temperature erano altissime
e oggi, al cospetto del Grand Capucin, abbiamo assistito a una
grossa frana".
Due, secondo il presidente generale del Cai, le linee da
seguire: "La prima è chiedere alla politica azioni concordate a
livello globale. La seconda invece riguarda tutti noi e il modo
di vivere la montagna. Ad esempio, non fare più escursioni di un
giorno ma pensare di raggiungerla con mezzi pubblici, e quindi
considerare di passare la notte in montagna". Deve esserci "un
cambio di paradigma: se solo ci limitiamo a lamentarci perché i
grandi della terra non fanno abbastanza sbagliamo, ognuno di noi
deve fare qualcosa e questo è il momento per farlo".
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