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Ucraina: fighter italiano smette di combattere ma non torna in Italia

Parla il papà di Ivan Luca Vavassori, sopravvissuto all'attacco russo a Mariupol: 'E' in Europa, sono sollevato'

 "Non è più a combattere ma non sta rientrando in Italia. E' in Europa e sta bene". A dirlo all'ANSA è Pietro Vavassori, il padre di Ivan Luca, l'ex calciatore di 29 anni che era andato a combattere in Ucraina nelle brigate internazionali, a fianco dell'esercito di Kiev, e che nei giorni scorsi era finito in ospedale per alcune ferite dopo essere sopravvissuto ad un attacco russo a Mariupol. Il giovane nelle scorse ore ha scritto sul suo profilo Istagram di essere "stanco" e che era "ora di tornare a casa, non ho più la testa per andare avanti". Scelta per la quale il padre si sente "risollevato".

Il giovane fighter italiano è nato in Russia ed è stato adottato da una coppia piemontese: Pietro Vavassori imprenditore nel ramo della logistica e Alessandra Sgarella, sequestrata dalla 'ndrangheta nel 1997 e morta nel 2011 per una malattia. 

 

Il giovane ha giocato a calcio in serie C per il Legnano, la Pro Patria e il Bra, facendo un'esperienza anche in Bolivia, nella squadra del Real Santa Cruz. Quando è iniziato il conflitto, ha mollato il pallone per andare, a sue spese, a combattere, arruolandosi nella 'Legione di difesa internazionale Ucraina'. E' diventato il 'comandante Rome' o 'Aquila nera' per quel suo vezzo, come ha raccontato su Tik Tok, di mettere un nastro nero intorno al caricatore del suo mitra e ha sostenuto di avere maturato altre esperienze militari nella Legione Straniera.
   

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