"Come Paese oggi abbiamo una norma
che introduce il tema dei nomadi digitali. Da sola fa poco o
nulla, deve essere attuata. Ma stiamo vigilando perché il
Governo la renda attuativa quanto prima e apra alla possibilità
pratica di attivare i visti d'ingresso per i nomadi digitali". A
raccontarlo al Forum ANSA-Incontra "Italia, un Paese per nomadi
digitali?" (in streaming il 29 maggio alle 12 su ANSA.IT) è il
deputato M5S Luca Carabetta della Commissione affari
costituzionali, primo firmatario della proposta di legge sul
tema. Il testo, racconta, introduce la nozione di remote worker,
definito come "lavoratore straniero con temporanea residenza nel
territorio della Repubblica, il cui reddito prevalente provenga
da attività svolte all'estero" e servirà a facilitare anche in
Italia un trend ormai in crescita globalmente.
"La sola notizia dell'approvazione della norma ha fatto il giro
del mondo: è finita sul Times su Forbes ed io stesso sono stato
contattato da Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone. Questo
dimostra che non solo c'è grande interesse a livello
internazionale nei confronti del nomadismo digitale, ma anche
nel farlo in Italia". Di contro, però, sottolinea, "nella
classifica di Nomad List delle città più ospitali al mondo per
chi vuole lavorare viaggiando, la prima italiana è Palermo che
occupa solo la posizione 200, Torino è al numero 1.200 e prima
di noi ci sono Paesi del sud est asiatico del Sudamerica". Come
iter, "ora il Governo dovrà chiudere i decreti ministeriali e
far partire l'iniziativa. Mi aspetto una grande comunicazione
centrale per annunciare al mondo questa opportunità". Tra i
requisiti richiesti allo smart worker che sceglie l'Italia,
"un'assicurazione sanitaria privata, essere incensurato e un
controllo sullo status economico. Questa norma - conclude
Carabetta - allo Stato non costa nulla, porta introiti e avvia
un trend".
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