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Ucraina: Non dimentico il tuo aiuto, ecco le mie foto

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Operatrice Caritas, profughi condividono con noi loro giornate

ROMA, 09 aprile 2022, 19:25

di Agnese Malatesta

ANSACheck

Ufficio stampa Caritas - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ufficio stampa Caritas - RIPRODUZIONE RISERVATA

Feste di compleanno, gite al mare, passeggiate lungo strade cittadine, giochi e partite di calcio, pranzi e cene in comunità: per gli ucraini, soprattutto donne e bambini, fuggiti dalle violenze della guerra ed accolti in Italia dalla rete della Caritas Italiana c'è uno spazio di serenità, una quotidianità ritrovata senza l'incubo delle sirene di allarme. Sono immagini di una normalità, seppure ancora sospesa ed incerta, che arrivano dai profughi attraverso foto e mail che amano condividere con chi li ha aiutati ad arrivare nel nostro paese. "Quasi ogni giorno - dice un'operatrice di Caritas Italiana, l'avvocata Caterina Boca - ricevo messaggi dalle persone che ho avuto modo di conoscere in occasione dei corridoi umanitari che abbiamo organizzato alla fine di marzo e che hanno permesso a quasi 400 persone di abbandonare in sicurezza l'Ucraina". Due i corridoi umanitari attivati dalla Caritas Italiana a fine marzo, punto di raccolta dei profughi Varsavia.
    Un'operazione che ha visto la collaborazione di altre organizzazioni umanitarie e delle autorità locali. "E' stata un'organizzazione ineccepibile", commenta Boca che ha fatto parte del gruppo che ha accompagnato i profughi provenienti dall'Ucraina, desiderosi di raggiungere altri paesi europei. "Facciamo corridoi umanitari da tanti anni - racconta - ma questa dell'emergenza Ucraina è stata molto particolare. Abbiamo visto persone che arrivavano con lo zainetto, moltissime accompagnate da cani e gatti, con tanto di passaporto del veterinario, tante gabbiette che nessuno aveva intenzione di lasciare lì. Al punto che è stato allestito anche un presidio medico anche per gli animali. Questo è un aspetto che mi ha molto colpita: nel momento che le persone hanno deciso di mettersi in sicurezza hanno voluto portare con sé pezzi della loro vita e fra questi gli animali". Boca parla di lunghe file di persone in attesa per parlare con qualcuno che potesse dare loro la soluzione più adatta al caso: tanti i visi e le storie di vita che non si possono dimenticare. Come quella di una famiglia, padre madre e quattro figli: "Raramente si sono visti uomini in queste file ma in questo caso, il papà non poteva fare altrimenti. La moglie era malata di cancro e lui ha dovuto scegliere fra la famiglia e il suo paese. E' stata una scelta coraggiosa". O la storia di un'anziana di 93 anni, accompagnata dal figlio, che in attesa di sapere dove sarebbe potuta andare, "ci portava ogni giorno qualcosa da mangiare, una mela, delle caramelle. Scambiava con noi delle battute. Aveva bisogno di un sorriso, di una relazione". O di un giovane paraplegico che si è presentato con un gatto, "di fatto un pezzo della sua terapia.
    Ora questo giovane è ricoverato al Gemelli di Roma". E poi i nonni, tanti che arrivavano con i nipoti i cui genitori avevano deciso di restare in Ucraina ma di salvare i propri figli e i propri genitori, alcuni con tanta paura dell'aereo. Poi, tanti i malesseri diffusi fra le migliaia di persone in attesa, mal di testa, tachicardie, vomiti, forte la tensione in tutti i profughi, la paura e l'incertezza a fare da padroni delle loro vite. Come i tanti che sono arrivati già malati, condizioni aggravate dai disagi del caso: "Mi ricordo una donna col cancro che stava molto male, ora è ospitata in una struttura sanitaria.
    Storie che restano dentro e mettono alla prova la faciloneria o la scarsa sensibilità di molti. Noi accogliamo senza giudizio perché quando si ha davanti persone con le loro sofferenze non c'è criterio che regga se non quello dell'umanità". Ora tante di queste persone che stanno provando a rivivere nel nostro paese, vogliono condividere la loro esperienza italiana e, in qualche modo, chiedono di mantenere una relazione con chi ha mostrato attenzione ed ascolto nei momenti della totale incertezza. "Mi fa tanto piacere vedere questi volti sorridenti in situazioni serene di vita, avere così anche un riscontro positivo del nostro lavoro. E porto con me due applausi spontanei ma significativi che hanno segnato il nostro rientro in aereo. Quello al momento del decollo e quello all'atterraggio, la tensione che cede, la consapevolezza che c'è chi ti aiuta". 
   

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