(ANSA) - LECCE, 08 APR - Continuava a gestire il clan dal
carcere in cui è detenuto dal 2019 Pasquale Briganti, detto
'Maurizio', attraverso familiari e sodali, riuscendo ad
affiliare nuove persone attraverso i rituali delle
organizzazioni criminali di stampo mafioso e innalzando il rango
interno quelli già appartenenti alla Sacra corona unita. E'
quanto accertato dalle indagini dell'operazione antimafia 'Game
Over' che ha portato oggi all'esecuzione di 17 ordinanze di
custodia cautelare eseguite dagli agenti della questura di
Lecce.
Sono stati documentati episodi di estorsione, anche per
sostenere gli affiliati in carcere, e spedizioni punitive nei
confronti di chi non osservava le regole. Il clan si sarebbe
occupato direttamente dell'acquisto della droga, prevalentemente
in Albania, e della consegna finale ai vari pusher. Avrebbe
inoltre avuto una consistente disponibilità di armi, anche da
guerra, di provenienza balcanica. Nel corso delle attività sono
stati sequestrati fucili mitragliatori di assalto sovietici, tra
cui AK47 Kalashnikov e modello M.70 Zavasta, oltre a numerose
pistole calibro 45, calibro 38 special e relativo
munizionamento. Per l'acquisto di queste armi il gruppo
criminale avrebbe avuto come referente una persona italiana, di
origini montenegrine, collante tra il clan e i trafficanti di
armi residenti nel campo nomadi Panareo a Lecce.
Tra le attività illecite del clan anche estorsioni agli
ambulanti in occasione delle partite di calcio del Lecce, eventi
musicali e sagre; la gestione dei parcheggi abusivi durante
spettacoli ed eventi sportivi; e l'estorsione ad alcuni
commercianti in occasione delle festività del Patrono di Lecce.
(ANSA).
Mafia: arresti nel Leccese; capo clan comandava dal carcere
Affiliati spacciavano ed estorcevano denaro con armi da guerra
