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A Moldovanka le catacombe di Odessa sono state riaperte

Tra trafficanti e bunker. ASCOLTA IL PODCAST di Michele Esposito

Era il vecchio porto franco di Odessa, la sua anima commerciale, legale e illegale. Moldovanka è, ancora oggi, uno dei quartieri più celebri di una città che ha sempre mostrato la sua apertura al mondo con orgoglio. Palazzi bassi e di inizio Novecento, a dir poco decadenti, fanno da contorno a questo reticolo di strade che, ogni weekend, in tempi di pace ospitava uno dei mercati delle pulci più famosi del Paese. Con l'inizio del conflitto le bancarelle si sono fatte via via più sporadiche. Ma alla quinta domenica di guerra anche Moldovanka ha ripreso a vivere. "La gente aveva paura, ora ci stiamo abituando anche a questo", ti ripetono nel mercato. Protagonista delle 'Storie di Odessa' del celebre scrittore ucraino Isaac Babel, Moldovanka è sempre stato un luogo turbolento, panacea del contrabbando e porto sicuro di fuggiaschi da ogni parte dell'Asia e del Medio Oriente. Aleksandr Fridman è una delle memorie del quartiere. Vive al pieno terra di un antico palazzo e la sua casa è sommersa da oggetti di ogni tipo che ha acquistato nel corso della sua - non breve - vita. Ognuno di questi racconta un pezzo di storia di Odessa. 

"Nel 1909 tre uomini originari di qui ma residenti in America andarono in Messico per riempire la loro nave di tequila e portarla a Odessa. Erano contrabbandieri e quando si avvicinarono al porto di nascosto la loro nave si incagliò sulla sabbia. Scapparono, lasciando tutta la tequila a bordo. L'anno dopo il governo lamentò una drastica perdita dei proventi dalle tasse sulla vodka", racconta Aleksandr mostrando una delle bottiglie che conteneva quella tequila. Moldovanka è un luogo di aneddoti e chiacchiericci, nonostante il vento gelido che ha ripreso a soffiare da queste parti. Ma è anche il simbolo di una città che non perde di vista il nemico. Da questo quartiere si entra infatti nelle catacombe di Odessa, labirinto di cunicoli che soggiace all'intera area cittadina.

"E' per questo che Odessa non ha la metropolitana", racconta uno dei volontari che si occupa delle manutenzione di queste catacombe risalenti ad oltre due secoli fa e divenute, nel corso degli anni, riserva di pietre per i nuovi edifici cittadini, bunker per lo stato maggiore comunista, nascondiglio dei contrabbandieri, rifugio dei partigiani durante l'occupazione nazista. Nei primi giorni della guerra parte di queste caverne, quella meno traballante, è stata eletta enorme bunker cittadino. "Qui potranno rifugiarsi oltre 1.500 persone. Ed è un luogo a prova di qualsiasi bomba ad accezione di quelle chimiche o nucleari", spiega l'associazione che ha preso in gestione il sito già in tempi di pace. Dentro un dedalo di tunnel senza fine racconta, tra l'altro, la storia della città. I muri sono tappezzati di disegni e anche di alcune foto, come quella che ritrae Fidel Castro mentre visita le catacombe nel 1981. "In caso di attacco non ci si può restare per troppe ore, altrimenti l'aria diventa irrespirabile". Nel frattempo, nei numerosi anfratti delle catacombe di Odessa compaiono divanetti, giacigli, bottiglie d'acqua. Fuori, la domenica scorre tranquilla sebbene la contraerea ucraina abbia fatto sapere di aver abbattuto due missili russi. Ma l'ultima exit strategy di Odessa, nel caso Mosca sfondasse, si trova qui, nel cuore di uno dei suoi quartieri simbolo.

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