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Covid: ospedale Fiera Milano, da reazione a normalità

Covid: ospedale Fiera Milano, da reazione a normalità

Fu realizzato in 10 giorni, da allora ha curato 530 pazienti

MILANO, 19 febbraio 2022, 16:33

di Tino Redaelli

ANSACheck

La scritta Grazie nel corridoio di ingresso dell 'ospedale in una immagine del 31 marzo 2020 - RIPRODUZIONE RISERVATA

La scritta Grazie nel corridoio di ingresso dell 'ospedale in una immagine del 31 marzo 2020 - RIPRODUZIONE RISERVATA
La scritta Grazie nel corridoio di ingresso dell 'ospedale in una immagine del 31 marzo 2020 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Anche se Codogno occupa un posto fondamentale nella 'geografia del Covid', la realizzazione di un vero e proprio ospedale all'interno della Fiera di Milano ha rappresentato il simbolo della capacità di reagire del capoluogo lombardo. Un reparto di terapia intensiva allestito in dieci giorni che a fine mese chiuderà per sempre, diventando questa volta un simbolo del ritorno alla normalità. Dopo poco più di un mese da quel 21 febbraio 2020, proprio mentre gli ospedali erano al collasso e costretti a trasferire i pazienti di Covid anche all'estero, Milano e la Lombardia riuscivano infatti a realizzare un vero e proprio nuovo ospedale. In un'area - i padiglioni 1 e 2 del Portello - messa a disposizione da Fondazione Fiera Milano, grazie al contributo di 1.200 donatori che permisero di raccogliere 21 milioni di euro, alla capacità organizzativa di Guido Bertolaso, che con la sua squadra riuscì a realizzare le postazioni di terapia intensiva in tempi record, e alla disponibilità dei medici del Policlinico di Milano, già nei primi giorni di aprile 2020 il nuovo ospedale riuscì ad accogliere i primi pazienti Covid.

Da allora, nei tre periodi in cui è stata aperta (aprile - giugno 2020, ottobre 2020 - giugno 2021 e da dicembre 2021 fino ad oggi), la terapia intensiva in Fiera ha curato più di 530 pazienti, grazie a centinaia di medici, infermieri, professionisti del settore e volontari provenienti da ben 17 strutture sanitarie. "L'ospedale in Fiera è stato un importante riferimento che ci ha consentito di tenere monitorato l'andamento epidemiologico e ci ha dato una valida e ulteriore opzione per non gravare eccessivamente sulle strutture ospedaliere - ha detto all'ANSA la vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti -. Fortunatamente dopo l'avvio della campagna vaccinale non si sono ripresentate le situazioni di estrema criticità della fase emergenziale più drammatica della pandemia, tuttavia con l'arrivo della quarta ondata e della variante Omicron è stato importante poter disporre di una struttura modulare che ci ha consentito di essere comunque pronti a recuperare posti letto in maniera tempestiva e poter offrire le cure del caso".

"Credo che, dopo tutti questi mesi, oggi possiamo dire con serenità che l'ospedale in Fiera ha avuto un enorme valore istituzionale, poiché ha reso il sistema consapevole della sua capacità di reazione davanti ad una minaccia eccezionale, generando in poco tempo un plesso ospedaliero in grado di affiancare le strutture sanitarie esistenti", commenta il presidente di Fondazione Fiera, Enrico Pazzali.

Non solo terapia intensiva, gli spazi del Portello sono stati utilizzati anche per la campagna vaccinale: nel padiglione accanto all'ospedale, poco meno di un anno fa, ha preso il via la somministrazione per anziani, sanitari, forze dell'ordine e insegnanti, fino alla trasformazione, con tanto di disegni a tema e mascotte provenienti direttamente da Gardaland, in un centro vaccinale specializzato nei bambini. In poco meno di un anno, il numero delle dosi somministrate al Portello si aggira sul mezzo milione.

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