"Romperemo il dress code, e andremo al con gonna e short per protestare contro la prof che ha offeso la nostra compagna". Al liceo Righi di Roma esplode la protesta contro le parole di una prof che commentando una maglietta troppo corta di una studentessa le ha detto "Stai sulla Salaria?", facendo riferimento ad una strada dove è diffuso il fenomeno della prostituzione. La vicenda è anticipata oggi da Repubblica.
"È una mia cara amica abbiamo entrambi 16 anni. L'abbiamo costretta a parlare con la preside. Di media queste cose le scivolano addosso ma questa volta era arrabbiatissima", dice uno studente. "Stava solo facendo un Tik tok (video brevi e personalizzati utilizzati e messi su una piattaforma social gratuita ndr), durante un'ora di buco - precisa lo studente - le si è solo scoperta un po' la pancia. Sei una docente, in più donna, sai che certe cose fanno male - ribadisce il ragazzo - .
Domani tutti noi alunni ci vestiremo in modo da rompere il dress code della scuola. Chi in pantaloncini chi in gonna", ha annunciato . "Da noi il dress code è definito ancora come nell'800: come abbigliamento consono".
"Io non ero presente sicuramente non è giusto da parte di un educatore far riferimento a certe situazioni. Le parole sono state fuori luogo, non le giustifico ma non credo che la professoressa abbia voluto intenzionalmente offenderla. Ho detto alla ragazza che se la docente ha sbagliato chiederà scusa. Ma non è una questione di dress code. È stata più una questione legata ad un video messo in rete, tra le altre cose la professoressa in questione si occupa proprio di cyber bullismo". Lo ha detto all'ANSA, Cinzia Giacomobono, la preside del Liceo Righi di Roma, in merito alla polemica sorta dopo che un'insegnante redarguito una studentessa sedicenne per un "ballo" su tik tok che stava facendo. La preside ha incontrato sia la studentessa che la professoressa. "La studentessa e mi ha mostrato il suo dispiacere, per la situazione in cui si è trovata coinvolta. Oggi ho avuto modo di parlare anche con l'insegnante che mi ha raccontato la sua versione: doveva fare una supplenza, perché il docente titolare era assente. Nel frattempo raggiungeva la classe e questa ragazza era intenta a fare un video con il cellulare e si era alzata la maglietta per lasciare scoperta la pancia - ha detto la preside riportando quello che le è stato raccontato - . Quindi stava facendo questo ballo provocante davanti al cellulare. La professoressa è intervenuta cercando di fare un rimprovero a lei ma soprattuto per il video" ha ribadito. "Facciamo tanto per far capire agli studenti che tutto quello che mettono in rete in qualche modo gli si potrebbe ritorcere contro", avrebbe detto la professoressa alla preside . La Giacomobono ha sottolineato infatti che l'atto del video "ha colpito" la docente, non il dress code in se. Tanto da pronunciare la frase : 'Stai sulla Salaria?'. "Sono certa che la professoressa non volesse essere cosi offensiva nei confronti della ragazza- ha proseguito la preside - . Le è uscita una frase infelice".
"Succede spesso che le ragazze vengono riprese per il proprio abbigliamento: pantaloncini e gonne corte. Per dire, non si possono indossare le canottiere con le spalle scoperte e vengono dati giudizi dagli insegnanti, succede spesso, è successo anche a me. Ma quello che è accaduto al Righi trovo che sia di una gravità inaudita per le parole utilizzate". A dirlo all'ANSA è Syria, esponente del movimento studentesco La Lupa, in merito alla polemica sorta dopo che un'insegnate del suo liceo ha redarguito una studentessa sedicenne per un "balletto" che stava facendo davanti al cellulare, con la pancia "scoperta". "È assurdo che un insegnante possa giudicare e commentare l'abbigliamento di una ragazza, in più con parole scandalose. Oggettificare il suo corpo in questo modo, legittimando dei commenti che vengono fatti spesso sul corpo di noi ragazze… Dobbiamo dare una risposta forte e collettiva - ha aggiunto Syria - . La scuola ha un ruolo di confronto ma anche di cura e relazione, impariamo a prenderci cura gli uni degli altri. E da parte di un professore/professoressa non è accettabile che venga utilizzato un linguaggio rappresentativo di una mentalità chiusa patriarcale e maoista".